mercoledì 28 gennaio 2009

Privilegiati


E’ chiaro che non sono un privilegiato.
Ho le piccole gioie della conoscenza, del dubbio, della curiosità, dell’intuizione, della consapevolezza, della cultura… Ma i privilegiati sono quelli che mi circondano e che non sopporto, coloro con i quali non potrò mai interagire né comunicare.
Il quieto, franco ottundimento che contraddistingue la marcia rumorosa di questi battaglioni, è un privilegio che non conosco. L’andatura degli stessi è direttamente proporzionale al dosaggio di menzogne e anestetico quotidianamente instillati.
Anche i loro lamenti sono di tipo elettivo. Essi non si lamentano per la condizione di oscuro servilismo cui gli alti patronati dell’anima, dello stato, della tradizione e dell’opinione li riducono. Non reclamano libertà dal giogo o indipendenza di pensiero.
Queste cordate di impietosi valletti non inveiscono perché sono schiavi; ma perché non lo sono abbastanza.
Loro possono scegliere di non vedermi (seppure anche in questo siano guidati). Io no.
In quanto pedine, tra l’altro, sono sempre innocenti, giacché inconsapevoli attori di una scacchiera che li asserve e manovra, teatro d’un gioco dove la regola è fatale.
Ma ad essi non importa un bel nulla delle regole e del gioco, dei promotori o registi.
Semplicemente ignorano di esservi sottoposti.
Ciò in qualche modo li scagiona rendendoli innocenti.
Io non posso che essere colpevole.
Il semplice fatto di compilare questa nota ne è la conferma.

Antonio Perrotta

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