venerdì 16 aprile 2010


TRANSURFING REALITY
Lo Spazio delle Varianti

di Vadim Zeland

Fonte:

Vadim Zeland è un ricercatore nel campo della fisica quantistica, anzi un ex-fisico come egli stesso preferisce definirsi. E’ una persona discreta, senza alcun desiderio di finire sotto ai riflettori davanti a una numerosa platea.

Di Vadim Zeland si sa quasi nulla, semplicemente perché non è interessato a far parlare di sé ma piuttosto a diffondere la Conoscenza di cui non si definisce autore ma semplicemente un mezzo per trasmetterla.

Questa Conoscenza viene da molti erroneamente definita tecnica, ma Zeland la pensa diversamente, da come si può dedurre da una delle poche interviste che gli siano state fatte finora, riguardo al libro “Lo Spazio delle Varianti – Reality Transurfing”:

Il Transurfing non è una tecnica di auto-miglioramento, ma un modo di pensare e di agire per ottenere quello che vuoi. Non lottare per ottenerlo, ma semplicemente ottenerlo. E non si tratta di cambiare se stessi, si tratta di tornare al proprio vero sé. E ‘molto semplice.”

Come dice Zeland, è molto semplice. La verità è semplice. Viviamo tuttavia in un mondo complicato, pieno di false necessità create per vendere prodotti che la maggior parte delle persone poi insegue come obiettivi personali.

Come tutte le cose oggi, la Conoscenza anch’essa è diventata oggetto di marketing e anche il Transurfing e i libri che ne parlano non fanno eccezione. Come per i vari libri sulla legge dell’attrazione, un vero successo del marketing, non saranno pochi coloro che cercheranno di cavalcare l’onda del Transurfing, alcuni si proclameranno facilitatori del Transurfing, guru, trainers e super-trainers, e tutto quanto che possa essere incluso in questo genere di lunapark.

Ci saranno siti sul tema oltre a questo, ma con pretese di essere un élite, qualcosa per persone speciali, a guisa di club esclusivo, dimostrando di non aver capito, o ignorando intenzionalmente ai fini del business, che far parte di un élite è quanto di più lontano dai fondamenti del Transurfing.

Non sarà certo far parte di una élite che garantirà che si possa avere successo nel creare la propria realtà.

Come dice Zeland:

A giudicare dalle lettere dei miei lettori, non sono classificabili per aree geografiche, né per età o per condizione sociale. Va notato che la conoscenza non è destinata a tutti. Non tutti sono pronti ad accettarla, dato che il Transurfing va oltre il modo ordinario di vedere il mondo.

Le persone possono sognare profondamente da sveglie, anche se non sono consapevoli di essere in quella condizione. E ‘un dato di fatto che solo coloro che sono in grado di svegliarsi possono percepire il Transurfing.

[...]Il Transurfing è una tecnologia sia semplice che efficace per avere controllo sulla realtà. Esso è rivolto alla persona normale, che non possiede alcuna abilità particolare. Ricevo un sacco di lettere dai lettori, che giungono ad una conclusione unanime: Il Transurfing migliora la qualità della vita.

Transurfing.it vuole essere un sito semplice, anche come immagine, che intende presentare il Transurfing al pubblico italiano così come Vadim Zeland intende, libero da pittoresche interpretazioni che alcuni personaggi cercheranno di fornire a proprio uso e consumo.

Il forum, per chi vuole partecipare, sarà più un forum di supporto che di discussione, e si potranno chiedere suggerimenti e chi volesse darli lo farà indicando i punti dei libri dove si trova la risposta, senza personale interpretazione degli scritti di Vadim Zeland, per mantenere integro il significato di questo corpo di Conoscenza.

Gli amanti del botta e risposta e dello status elitario è meglio che si rivolgano altrove perché qui non potranno ottenere soddisfazione, non perché la si voglia negare, ma per la natura del sito e forum stesso.




Lo Spazio delle Varianti

dal Libro I – Lo spazio delle varianti
Capitolo II. I pendoli




Traduzione di Vera Giovanna Bani

Indice

Capitolo I. Il modello delle varianti

Questo capitolo contiene l’introduzione al Transurfing. Il concetto di base del Transurfing è il
modello delle varianti, un punto di vista fondamentalmente nuovo sulla struttura del nostro
mondo. L’individuo non sospetta di poter semplicemente avere quanto desidera, senza cercare di
ottenerlo. Perché ciò è possibile?
Il fruscio delle stelle del mattino
L'enigma del Guardiano
Riepilogo

Capitolo II. I pendoli

Gruppi di persone che pensano in una stessa direzione creano delle strutture energetiche
d’informazione, i pendoli. Queste strutture incominciano ad evolversi autonomamente
assoggettando gli individui alle loro leggi. Gli individui non si rendono conto di agire negli
interessi dei pendoli. Come risvegliarsi da quest’invischiante allucinazione?
I pendoli distruttivi
La battaglia dei pendoli
I fili delle marionette
Avrete ciò che non volete
L’affossamento del pendolo
L’estinzione del pendolo
Soluzioni semplici di problemi complessi
Lo stato di sospensione
Riepilogo

Capitolo III. L'onda della fortuna

Le metafore dell’”uccello dalle piume azzurre” e della “ruota della fortuna” non sono prive di
fondamento. Si sa che la fortuna e la sfortuna si alternano come strisce bianche e nere, periodi
positivi e negativi. Come eliminare i periodi neri dalla nostra vita?
L’antipode del pendolo
L’effetto boomerang
La trasmissione
Rituali magici
Riepilogo

Capitolo IV. Lo stato di equilibrio.

Gli individui spendono energia per superare i problemi e gli ostacoli che si creano da soli. In
contrasto con l’opinione comune/diffusa il Transurfing dimostra che le cause dei problemi si
trovano in una dimensione completamente diversa. Come eliminare i problemi dalla propria vita?
I potenziali superflui
L’insoddisfazione e la critica
I rapporti di dipendenza
L’idealizzazione e la sopravvalutazione
Il disprezzo e la vanagloria
Il senso di superiorità e di inferiorità
Il desiderio di avere e di non avere
Il senso di colpa
Il denaro
La perfezione
L’importanza
Dalla lotta all’equilibrio
Riepilogo

Capitolo V. Il passaggio indotto

Perché ogni generazione sostiene che prima si viveva meglio? Tante sono le generazioni che si
sono succedute dall’inizio della storia dell’umanità e ognuna afferma con certezza che il mondo
va peggiorando. Ciò significa che il mondo ha una precisa tendenza alla degradazione? Ma se
fosse veramente così allora l’umanità finirebbe all’inferno in poche decine di generazioni. Che
cosa succede allora?
Il ricambio generazionale
L’imbuto del pendolo
La catastrofe
La guerra
La disoccupazione
Le epidemie
Il panico
La povertà
Riepilogo

Capitolo VI. La corrente delle varianti.

Da dove scaturiscono i presentimenti, le intuizioni, le predizioni, le scoperte e i capolavori
dell’arte? è vero che le invenzioni e le ispirazioni creative/creazioni sono un prodotto proprio
della ragione dell’uomo? La corrente delle varianti è un prezioso regalo per la ragione tuttavia
l’uomo non sospetta nemmeno della sua esistenza. Che cosa sono “i segni” e perché
funzionano/?
Il campo d’informazione
Conoscenze senza origine
Il Questuante, l’Offeso e il Guerriero
Seguire la corrente
Segni-guida
Mollare la presa
Riepilogo

Capitolo II. I pendoli.

Gruppi di persone che pensano in una stessa direzione creano delle strutture energetiche
d’informazione, i pendoli. Queste strutture incominciano ad evolversi autonomamente
assoggettando gli individui alle loro leggi. Le persone non si rendono conto di agire
(involontariamente) negli interessi dei pendoli. Come risvegliarsi da quest’invischiante
allucinazione?
Datevi in affitto
I pendoli distruttivi
Fin dall’infanzia ci hanno insegnato a sottometterci alla volontà altrui, a fare il nostro dovere, a
servire la patria, la famiglia, il partito politico, la ditta, lo stato , l’idea...servire tutti e qualsiasi
cosa e solo in ultima istanza noi stessi. Ognuno di noi in un modo più a meno accentuato ha un
senso del dovere, della responsabilità, dell’obbligo e di colpa. Ognuno di noi in un modo o in un
altro “presta servizio” presso una comunità o un gruppo: la famiglia, il club, la scuola, la ditta, il
partito politico, lo stato e così via. Tutte queste strutture nascono e si sviluppano allorché un
singolo gruppo di individui incomincia a pensare e ad agire in una stessa direzione. Ad esso poi
si aggiungono nuove persone, la struttura cresce e si allarga, prende forza, obbliga i propri
membri ad osservare delle regole prestabilite e può finire per sottomettere larghi strati di società.
A livello di realizzazione materiale la struttura risulta formata da individui accomunati
dagli stessi scopi e da beni materiali quali edifici, costruzioni, arredi, attrezzature, mezzi tecnici
eccetera. Ma che cosa c’è dietro a tutto ciò a livello energetico?
La struttura prende vita quando i pensieri di un gruppo di individui vanno in una stessa direzione
e di conseguenza i parametri di energia mentale di ognuno sono identici.
L’energia del pensiero di singoli individui si incanala in un unico flusso. In questo caso, in
mezzo a un oceano di energia libera, si crea una singola struttura energetica d’informazione – un
pendolo energetico. Questa struttura comincia a vivere di vita propria e ad assoggettare alle sue
leggi gli individui responsabili della sua creazione.

Perché un pendolo? Perché oscilla con frequenza tanto più forte quanto maggiore è il
numero degli individui che lo nutrono d’energia.
Ogni pendolo ha la sua frequenza tipica di oscillazione. Un’altalena, ad esempio, può oscillare
solo se si esercita una forza di determinata frequenza. Questa frequenza si chiama risonanza. Se
il numero di sostenitori del pendolo viene meno, le sue oscillazioni si smorzano. Quando non
rimangono più sostenitori, il pendolo si ferma e muore come entità. Ecco una serie di esempi di
pendoli estinti: le antiche religioni pagane, gli strumenti di lavoro di pietra, gli antichi tipi di
armi, le vecchie tendenze della moda, i dischi di vinile...Tutto quello che era in uso un tempo e
ora non si usa più.
Vi chiederete forse con meraviglia: si tratta veramente di pendoli?
Si, qualsivoglia struttura dotata di attributi propri e creata dall’energia di individui è un pendolo.
Più in generale si può dire che qualsiasi essere vivente in grado di irradiare energia in un’unica
direzione prima o poi crea un pendolo energetico. Ecco degli esempi di pendolo tratti dal mondo
naturale: le colonie di batteri, le popolazioni di esseri viventi, un branco di pesci, una mandria di
bovini, distese boschive, praterie, formicai – ogni tipo di struttura omogenea e più o meno
organizzata di organismi viventi.
Ogni singolo organismo vivente è di per sé un pendolo elementare, rappresentando un ‘
unità energetica. Un gruppo di simili unità di pendoli che incomincia ad oscillare all’unisono dà
vita a un pendolo di gruppo. Cominciando ad esistere come struttura singola e indipendente esso
prende a sovrastare i propri membri e a fissare un insieme di regole finalizzate a tenere insieme
i membri già esistenti e ad accattivarne di nuovi. Una tale struttura è indipendente nel senso che
si evolve autonomamente, secondo leggi proprie. I suoi sostenitori/membri non si rendono conto
di operare secondo le leggi del pendolo e non di propria volontà.
L’apparato burocratico, per fare un esempio, si sviluppa come struttura autonoma,
indipendentemente dalla volontà dei singoli funzionari. è probabile che un funzionario influente
possa decidere in autonomia, tuttavia le sue decisioni non potranno entrare in conflitto con le
leggi del sistema , in caso contrario egli verrebbe espulso.
Persino un individuo preso singolarmente, rappresentando un pendolo, non si rende sempre
conto delle motivazioni che lo spingono ad agire in un determinato modo. Basti pensare ai
vampiri energetici.
Ogni pendolo per sua natura è distruttivo, assorbendo esso l’energia dei suoi sostenitori
assoggettando questi ultimi al proprio potere. Il carattere distruttivo del pendolo si manifesta
nella sua totale indifferenza al destino di ogni singolo membro. L’obiettivo del pendolo è solo
uno – ricevere l’energia del membro. Quale possa essere in tutto ciò il vantaggio del singolo
membro per il pendolo non ha nessuna importanza. L’individuo che subisce l’influenza del
sistema è costretto a costruire la sua vita in conformità alle leggi imposte dal sistema,
diversamente rischia di finirne stritolato ed espulso. Chi si trova a subire la pressione di un
pendolo distruttivo può rovinarsi con estrema facilità l’intera esistenza. Sfuggirne indenni è di
solito molto difficile.
Se una persona ha fortuna, riesce a trovare il suo posticino nel sistema e ad assestarsi li’,
vivendo come un pesce nell’acqua. Dal suo posto egli, come membro, fornisce energia al
pendolo e quest’ultimo lo ricambia, garantendogli un ambiente di sopravvivenza. Qualora però
egli violasse le leggi della struttura e la sua frequenza di irradiazione non coincidesse più con
quella di risonanza delle oscillazioni del pendolo, quest’ultimo, privato di una fonte d’ energia,
finirebbe per ripudiarlo o distruggerlo.

La vita nella struttura di un pendolo si trasforma per contro in un supplizio o in una
squallida sopravvivenza per chi si estrania. In questi casi il pendolo diventa letteralmente
distruttivo e il soggetto perde completamente la sua libertà. Che gli piaccia o meno egli viene
costretto a vivere secondo leggi imposte e relegato al ruolo di vite in un grande ingranaggio.
C’è anche chi, finendo sotto l’ala protettiva di un pendolo, raggiunge risultati eccellenti.
Napoleone, Hitler, Stalin e analoghe personalità della storia sono tutti i favoriti dei pendoli
distruttivi. Anche in questi casi però i pendoli non si preoccupano del benessere dei loro singoli
membri, impegnati come sono ad utilizzarli per i propri scopi. Quando fu chiesto a Napoleone
se si fosse mai sentito veramente felice egli poté ricordare di tutta la sua vita solo pochi giorni.
Il pendolo utilizza metodi sofisticati per l’adescamento di nuovi seguaci, (che attira come
mosche al miele). Quante volte gli individui, allettati dai trucchi pubblicitari dei pendoli, si
allontanano dalla felicità che avevano sotto al naso! Vanno a fare il servizio militare e muoiono.
Affrontano studi e imparano una professione che non è la loro. Trovano un lavoro estraneo alla
loro personalità, purtuttavia di prestigio, e affondano in un mare di guai. Legano la propria vita a
una persona che non è quella giusta e soffrono fino alla fine dei loro giorni.
L’attività del pendolo porta spesso alla distruzione dei destini dei suoi singoli membri,
per quanto esso cerchi di mascherare le sue motivazioni sotto sembianze di virtù. Il rischio più
grave per un individuo che subisce la pressione di un pendolo distruttivo consiste nel fatto che
quest’ultimo fa deviare la sua vittima da quelle linee della vita dove egli potrebbe trovare la sua
fortuna. Sottolineiamo di seguito i suoi tratti distintivi:
- Il pendolo si nutre dell’energia dei suoi membri sostenitori e grazie ad essa incrementa la
propria frequenza d’oscillazione.
- Il pendolo mira ad attirare a sé quanti più seguaci possibile per ricevere quanta più
energia possibile.
- Il pendolo contrappone intenzionalmente il proprio gruppo di membri ai differenti altri
gruppi (secondo la logica: noi siamo i buoni, gli altri sono diversi, sono i cattivi).
- Il pendolo lancia accuse aggressive contro chi non è riuscito a reclutare e cerca in tutti i
modi di attirare i renitenti dalla sua parte, o di neutralizzarli o di rimuoverli (eliminarli).
- Il pendolo seduce con maschere benevoli, si scherma di fini nobili, gioca con i sentimenti
degli individui al fine di giustificare il proprio operato e accattivarsi quanti più sostenitori
possibile.
Il pendolo, per sua natura, è un "aggregatore", anche se questa definizione non è del tutto
esauriente. Il concetto di “aggregatore” non riflette pienamente l’intero spettro delle sfumature
dell’interazione tra l’individuo e quest’entità energetica d’informazione. In realtà i pendoli hanno
nella vita degli individui un peso incommensurabilmente più forte di quanto si sia portati a
credere.
L’esempio che segue illustra chiaramente il modo in cui il pendolo assorbe l’energia dei suoi
sostenitori. Provate ad immaginare uno stadio gremito di gente. Si sta disputando una partita di
calcio, la tensione si tocca con mano, i tifosi smaniano. Un calciatore commette un
imperdonabile fallo e porta la sua squadra alla sconfitta. Sul calciatore si riversa immediatamente
la furia dei tifosi, pronti a scendere in campo e a smembrarlo. Potete immaginare la massa di
energia negativa che si rovescia sulla testa di quel povero disgraziato? Questo mostruoso flusso
di energia dovrebbe teoricamente stenderlo sul posto. Ma non è cosi: il calciatore rimane vivo e
vegeto, abbattuto solo dal suo senso di colpa. E allora, dov’è andata a finire l’energia negativa
della folla furibonda? Se l’è risucchiata il pendolo. Se fosse diversamente, l’oggetto dell’odio
della folla morirebbe mentre gli idoli della folla si librerebbero in aria.
Non esprimo giudizi sull’essenza del pendolo, se si tratti cioè di un’entità animata o
semplicemente di una forma energetica. Tanto più che per la tecnica del Transurfing non è
questo l’importante. L'importante è riconoscere il pendolo e non stare al suo gioco a meno di un
diretto interesse personale.
Il pendolo si riconosce facilmente da un altro tratto distintivo: esso si trova sempre in
stato di rivalità con i suoi simili per conquistarsi la simpatia degli individui. Lo scopo del
pendolo è solo uno: fare il più proseliti possibile per ricevere quanta più energia possibile.
Quanto più aggressivi sono i mezzi usati dal pendolo nella sua lotta di conquista tanto più esso è
distruttivo, tanto più esso rappresenta una minaccia per la vita del singolo individuo.
Si può obiettare, purtuttavia, che esistono organizzazioni di beneficenza, associazioni per
la difesa della natura, degli animali, eccetera. Che cosa possono avere queste strutture di
distruttivo? Per vostra informazione personale, distruttivo è il fatto che esse comunque si
nutrono della vostra energia, restando assolutamente indifferenti al vostro benessere e alla vostra
felicità. Sollecitando ad essere magnanimi con gli altri, vi propongono di rimanere indifferenti a
voi stessi. Se ciò vi garba e vi sentite veramente felici facendo queste opere di bene significa che
avete trovato la vostra vocazione, il vostro pendolo. Qui però dovete essere molto onesti con voi
stessi: non indossate per caso una maschera di virtù? Siete veramente disposti ad offrire con
sincerità soldi ed energia per il bene degli altri o non giocate piuttosto a far beneficenza per
apparire migliori?
Purtroppo gli uomini assoggettati ai pendoli distruttivi hanno disimparato a scegliere il
proprio destino. Un uomo che ha libertà di scelta, infatti, acquista indipendenza. E i pendoli
dunque non possono arruolarlo nelle loro file, fare di lui un membro. La nostra coscienza è a tal
punto assuefatta al pensiero che il destino è una sorte superiore che spesso ci è difficile credere
nella possibilità di scegliere semplicemente quel destino che più ci piace. I pendoli hanno tutta la
convenienza di tenere i loro membri sotto controllo perciò inventano ogni sorta di mezzo per
manipolare i propri servitori. Nell’esposizione che segue si capisce come fanno.
Anche il Transurfing può diventare un pendolo, se si fa di esso un culto, un movimento o
una scuola. I vari pendoli però sono distruttivi in misura diversa. Il Transurfing, anche nella
peggiore delle ipotesi, non potrà mai essere altamente distruttivo, quanto meno perché nelle sue
finalità serve il bene del singolo individuo, e non di uno scopo multilaterale. Si tratterebbe
comunque di un pendolo assai originale: una comunità di individui preoccupati esclusivamente
di costruire il proprio destino.
A questo proposito, ecco un compito per casa: quali pendoli, secondo voi, si possono considerare
costruttivi?
Vi racconto tutto ciò per spiegarvi cosa significa scegliere il proprio destino e come fare
per sceglierlo. Armatevi di pazienza, cari lettori, non è tutto così semplice ma a poco a poco si
chiarirà.
La battaglia dei pendoli
La caratteristica più importante di un pendolo distruttivo è la sua tendenza ad aggredire e
distruggere i suoi simili per attirare a sé gli individui. A tal fine aizza incita i propri membri
contro quelli degli altri: “Loro sono diversi da noi, sono cattivi!” E le persone, coinvolte in
questa lotta, deviano dal loro cammino e s’inerpicano verso falsi fini, percependoli erroneamente
come propri. Il carattere distruttivo del pendolo sta proprio qui. La lotta contro i membri di altri
gruppi è sempre sterile e porta solo alla distruzione di vite, delle proprie e di quelle degli altri.
Prendiamo ad esempio la guerra, massima manifestazione di una lotta di conquista di
nuovi membri. Per convincere i propri seguaci ad andare in guerra il pendolo sbandiera
argomenti attinti da inerenti una concreta epoca storica. Il metodo più primitivo, usato un tempo,
era semplicemente quello di ordinare di usurpare i possedimenti altrui. Con il progredire della
civiltà gli argomenti hanno acquisito una forma più raffinata. Una nazione si dichiara superiore
rispetto alle altre, svantaggiate, e il fine nobile diventa quello di portare i popoli sottosviluppati
a un livello maggiore di civiltà, salvo poi ricorrere alla forza in caso di loro resistenza.
Quanto alla logica in cui viene concepita oggi la guerra, essa appare all’incirca cosi: su
un albero del bosco sta appeso un nido d’api. Qui vivono api selvatiche che si procurano
nutrimento per produrre il miele e si occupano della covata. Ma ecco che al nido si avvicina un
pendolo e dichiara ai propri seguaci: “Vedete queste api? Sono selvatiche ed estremamente
pericolose. Bisogna assolutamente eliminarle o almeno distruggere il loro nido. Non mi credete?
Guardate!” E incomincia a stuzzicare il nido con un bastone. Le api volano fuori dal nido e
attaccano i seguaci del pendolo. E il pendolo trionfa: “Ve l’avevo detto che erano aggressive!
Bisogna eliminarle!”
Quali che siano gli slogan usati da guerre e rivoluzioni per giustificare se stesse, la
sostanza è una sola – si tratta di una battaglia di pendoli per la conquista di seguaci.
Le forme della battaglia possono essere le più diverse ma il fine è uno solo: fare il più proseliti
possibile. Le energie fresche infatti sono d’importanza vitale per il pendolo. In mancanza di esse
il pendolo si fermerebbe. Per questo la battaglia dei pendoli è una mera lotta di sopravvivenza,
inevitabile e naturale.
Dopo le guerre e le rivoluzioni prendono il sopravvento altre forme di battaglia, meno
aggressive ma pur sempre dure: la lotta per la conquista dei mercati di vendita, ad esempio, o la
concorrenza dei partiti politici, la concorrenza in economia, tutti i tipi di marketing e di
campagne pubblicitarie, la propaganda politica e via dicendo. L’ambiente in cui vive l’uomo è
costruito sui pendoli, perciò tutte le sfere dell’attività umana sono caratterizzate dalla
concorrenza. La concorrenza è capillare e diffusa ad ogni livello, a cominciare dai conflitti di
stato per finire con le rivalità tra squadre sportive e singoli.
Il nuovo, l’insolito, ciò che non viene subito capito, si fa strada sempre a fatica. Perché? è
forse il pensiero ad essere inerte? No, la causa principale sta nel fatto che i vecchi pendoli non
hanno nessuna convenienza ad accogliere la comparsa di un nuovo pendolo, potenzialmente
interessato ad attirare a sé i loro seguaci. Per fare un esempio, i motori a combustione interna,
altamente inquinanti, sarebbero potuti entrare in disuso già tanto tempo fa. Sono stati infatti
inventati tanti altri modelli di motore alternativi ed ecologicamente puliti. Ma ciò costituisce una
minaccia per i pendoli delle grandi corporazioni petrolifere, che sono ancora abbastanza forti da
non permettere a nessun inventore di toglierli così facilmente di scena. Questi mostri (potentati)
economici arrivano al punto di comprare tutti i brevetti dei modelli di nuovi motori per
segretarli, propagandandone per giunta la scarsa efficienza.
Realizzando da una parte la propria struttura a livello materiale, i pendoli, dall’altra parte,
si servono di mezzi finanziari, logistici, tecnici e ovviamente risorse umane per rafforzare la
propria posizione. All’apice delle piramidi umane collocano i loro favoriti. I favoriti sono i
dirigenti di ogni rango, dai semplici capiufficio ai presidenti di stato. Costoro non devono essere
necessariamente provvisti di particolari qualità. Di solito favoriti diventano quei membri dotati di
parametri che si inscrivono perfettamente nella struttura del pendolo. Il favorito può credere di
aver raggiunto determinati risultati nella sua vita esclusivamente grazie alle sue abilità. In un
certo senso è cosi, ma resta il fatto che è la struttura del pendolo a supportare il lavoro più
grosso nel processo di avanzamento dei suoi pupilli. Per contro, se a un certo punto gli standard
del favorito non corrispondono più ai requisiti del sistema, egli viene rimosso senza alcuna pietà.
Le lotte dei pendoli sono distruttive per i seguaci anche perché questi ultimi, nell’eseguire
una volontà superiore, credono di operare secondo i propri principi. Nella maggior parte dei casi,
infatti, i pendoli si sono già impossessati dei principi dei seguaci.
Non appena l’individuo si sintonizza sulla frequenza d’onda del pendolo si instaura tra loro
un’interazione a livello energetico. La frequenza di emissione dell’energia mentale del seguace
viene fissata e sostenuta dall’energia del pendolo. Si instaura una sorta di presa, di aggancio
reciproco . Il seguace irradia alla frequenza di risonanza del pendolo e quest’ultimo, da parte sua,
gli somministra energia per mantenerselo assoggettato.
A livello di realizzazione materiale tale interazione non si nota, non si discosta
generalmente da un fatto ordinario. Facciamo un esempio: il pendolo di un partito politico
promuove una campagna d’agitazione, recluta un nuovo iscritto e lo nutre di energia sotto forma
di senso del giusto, di soddisfazione, di dignità e di importanza. Il neo-iscritto si illude di avere
la situazione sotto controllo, di poter scegliere. Non si accorge che è lui ad esser stato scelto e
sottoposto a controllo. Dall’esterno sembra che il nuovo membro sia fermamente convinto di
aver realizzato la propria volontà. In realtà, ciò che lui crede essere la sua volontà gli è stato
imposto dal pendolo con subdoli artifici. Il nuovo membro cade nel campo d’informazione del
pendolo, discute con gli altri aderenti di temi “caldi”, entra in contatto energetico e con ciò stesso
fissa la sua frequenza. Non è da escludere che più tardi le aspettative del membro possano
rimanere deluse, che possano farsi strada pensieri diretti contro l’idolo di un tempo. In tal caso la
frequenza di emissione si svincola dalla stretta del pendolo. Va qui notato che la forza della presa
varia a seconda del grado di potenza del pendolo. Per questo in alcuni casi ai membri delusi
viene permesso di uscire semplicemente dal gioco; in altri, l’eretico rischia di perdere la libertà o
la vita.

Per capire il meccanismo di presa/aggancio della frequenza basta fare un esempio
concreto. Immaginate di canticchiare tra di voi una melodia e di sentire a un certo punto un’altra
musica, più forte. La melodia sopraggiunta vi rende ora difficile continuare a canticchiare il
motivetto iniziale.
In realtà, ai fini del Transurfing, non è importante sapere in che modo avviene
l’interazione tra pendolo e membro a livello energetico. Considereremo quest’interazione
servendoci di modelli della nostra esperienza quotidiana. E' più che sufficiente. Del resto
nessuno può spiegare precisamente cosa succede di fatto e come, perché allora si dovrebbe
affrontare la domanda: cosa s’intende per “di fatto?” E cosi via, secondo i principi dell’infinito
processo del sapere. Sarebbe un’occupazione poco produttiva. Ci si dovrà quindi accontentare
di quel poco che siamo in grado di capire.
E ora vediamo come i pendoli riescono a manipolare i loro membri.
I fili delle marionette
Poniamoci una domanda: come fanno i pendoli a costringere i loro seguaci a rifornirli
volontariamente di energia?
Si può ammettere, per esempio, che un pendolo ben organizzato e influente possa riuscire ad
obbligare i suoi aderenti ad agire secondo determinate regole. Ma come possono fare altrettanto
i pendoli più deboli?
Quando una persona non ha il potere di forzare qualcuno a fare qualcosa si serve di argomenti
sensati, persuasioni, opere di convincimento, promesse. Si tratta però di metodi poco efficaci,
tipici di una società umana che ha perso il contatto con le forze della natura. I pendoli ricorrono
di rado a queste tecniche, preferendo servirsi di armi di gran lunga più raffinate. Nella loro
essenza di sistemi energetici di informazione essi sono più inclini ad operare e ad assoggettare
secondo le potenti e immutabili leggi di natura.
L’uomo cede energia al pendolo nel momento in cui emette energia alla frequenza di
risonanza del pendolo. Per far ciò egli non deve necessariamente incanalare il suo pensiero in
direzione del pendolo. Si sa che la maggior parte dei pensieri e degli atti delle persone è un
prodotto dell’inconscio. Sfruttando proprio questa qualità della psiche umana i pendoli riescono
ad attingere energia non solo dai loro sostenitori ma persino dai loro nemici accaniti.
Forse avete già capito in che modo.
Provate ad immaginare un gruppo di vecchiette sedute su una panchina, intente a
maledire il governo del paese. Non le si può certo considerare sostenitrici del pendolo-governo,
che odiano per un’intera serie di cause. Però cosa succede? Le vecchiette si lamentano del
governo, cosi inerte, corrotto, venduto e ottuso, e nel farlo emettono con i loro pensieri
un’intensa quantità di energia alla frequenza del pendolo in oggetto. Per il pendolo è indifferente
da quale parte lo facciano oscillare, gli va bene sia l’energia positiva che quella negativa.
L’importante è che la frequenza di emissione sia quella di risonanza.
Compito principale del pendolo è quindi quello di agganciare l’individuo, toccarlo sul
vivo, usurpare i suoi pensieri, non importa in che modo.
Con il progredire dei mezzi d’informazione di massa i metodi dei pendoli si fanno via via più
raffinati. L’individuo cade in un rapporto di dipendenza.
Avete notato che nei notiziari prevalgono di solito le cattive notizie? Questo tipo di notizie infatti
suscita forti emozioni, ansia, paura, indignazione, rabbia, odio. Il compito dei corrispondenti è
proprio quello di ancorare l’attenzione del pubblico. I mezzi di comunicazione di massa, pendoli
a loro volta, sono al servizio di pendoli più potenti. Il loro fine dichiarato è quello di rendere
accessibile al pubblico ogni tipo di informazione. Quello reale invece è solo uno: sintonizzare
con tutti i mezzi possibili alle frequenze giuste.
Uno dei mezzi preferiti dai pendoli per garantirsi l’accesso alla vostra energia è quello di
farvi perdere il controllo. Chi perde l’equilibrio comincia ad “oscillare” alla frequenza del
pendolo contribuendo con ciò stesso a farlo oscillare. Facciamo un esempio: aumentano i prezzi
e voi reagite negativamente, siete indignati, vi lamentate, discutete della situazione con i vostri
conoscenti, manifestate cioè una reazione assolutamente normale e adeguata al caso. Ma è
proprio quello che si aspetta il pendolo: con la vostra reazione, infatti, emettete nell’ambiente
circostante energia negativa alla frequenza del pendolo ,il quale, alimentandosi della vostra
energia, prende ad oscillare con maggior intensità. E la situazione diventa ancora più grave.
Il filo più forte che il pendolo può tirare per manovrarvi è il panico, la sensazione umana più
ancestrale e potente. L’oggetto del panico non ha importanza; ma se il panico è in qualche modo
legato a un aspetto del pendolo quest’ultimo riceverà tutta la vostra energia.
L’angoscia e l’ansia sono fili già un po' più deboli ma comunque resistenti. Queste
emozioni fissano molto bene l’emissione di energia del pensiero alla frequenza del pendolo:
infatti, se siete preoccupati per qualcosa non potete concentrarvi su qualcos’altro.
Anche il senso di colpa è uno dei grandi canali prioritari da cui il pendolo attinge energia.
Ce lo impongono fin dall’infanzia. è un ottimo mezzo di manipolazione: “Se sei in colpa, sei
obbligato a fare quello che dico io”. è difficile convivere con il senso di colpa, perciò gli uomini
cercano di liberarsene. Ma in che modo? Sopportando un castigo o espiando la colpa, ovvero, in
entrambi i casi, dimostrando obbedienza e quindi indirizzando un lavoro mentale in una
determinata direzione.
Il senso del dovere è un caso particolare del senso di colpa. Se “devo” significa che ho un
obbligo verso qualcosa o qualcuno, sono tenuto ad eseguire. Il risultato è che i “colpevoli”, sia
veri che falsi, se ne vanno in giro a testa china, offrendo al pendolo il loro tributo in forma di
energia.
L’arma privilegiata dei pendoli, infine, è il senso di colpa indotto. Su quest’argomento
ritorneremo più avanti.
Degni di particolare attenzione sono i differenti complessi psicologici delle persone.
Il complesso di inferiorità: non sono attraente, non ho talento né capacità particolari, non sono né
intelligente né arguto, non so socializzare, non mi merito nulla.
Il complesso di colpa: sono colpevole di qualcosa, tutti mi giudicano, sono costretto a portare la
mia croce.
Il complesso del guerriero - devo essere il migliore, dichiaro guerra a me stesso e a coloro che mi
circondano, lotterò per un posto al sole, prenderò quello che mi spetta con la forza.
Il complesso dell’amante della giustizia - dimostrerò a tutti i costi che io ho ragione e gli altri
hanno torto.
Questi e altri complessi funzionano come personali chiavi d’accesso all’energia di singoli
individui. Il pendolo, mettendo il dito sulla piaga giusta, attinge con forza l’energia
dell’individuo.
Potete continuare da soli l’elenco dei fili che il pendolo tira per manovrare le sue marionette: il
senso della giustizia e dell’onore, l’orgoglio, la vanagloria, l’amore, l’odio, l’avidità, la
generosità, la curiosità, l’interesse, la fame e analoghi sentimenti e bisogni.
Le sensazioni e il coinvolgimento permettono di incanalare il flusso dei pensieri in una
determinata direzione. Se un argomento non suscita né interesse né emozioni è molto difficile
concentrarsi su di esso. Per questo motivo i pendoli si ingegnano a catturare il flusso di pensieri
dell’individuo, toccando le corde dei sentimenti e dei bisogni.
Di solito la gente reagisce in modo standard ai fattori irritanti esterni. Le notizie negative
suscitano indignazione, quelle angoscianti producono paura e ansia, l’offesa suscita ostilità e via
dicendo. Le abitudini agiscono da leva d’innesco del meccanismo di aggancio del pensiero, si
pensi ad esempio all’abitudine di irritarsi o di preoccuparsi per inezie, di rispondere alle
provocazioni e in generale di rispondere con una reazione negativa a un irritante negativo.
L’individuo può anche rendersi conto del fatto che i pensieri e i comportamenti negativi non
portano a niente di buono, tuttavia continua a ripetere gli stessi errori per la forza dell’abitudine.
Proprio per questo motivo le abitudini causano spesso problemi e obbligano ad agire in modo
poco produttivo. Liberarsi dalle abitudini però è difficile. Esse creano un’illusione di benessere
e l’individuo si appoggia ad esse perché si fida di più delle situazioni note . Il nuovo suscita
sempre diffidenza. L’atto abituale, usuale, si è già fatto conoscere nella pratica. è come la
vecchia poltrona di casa dove vi sedete a riposare dopo il lavoro. Una nuova sarebbe forse più
comoda, ma quella vecchia è più confortevole. Il senso di comfort è creato da concetti quali la
comodità, la fiducia, l’esperienza positiva, la prevedibilità. Nel nuovo, tali concetti sono presenti
in misura inferiore, per questo ci vuole un po' di tempo prima che una nuova abitudine diventi
vecchia.Cosi, a grandi linee, abbiamo esaminato i procedimenti usati dai pendoli per influire sugli
individui. Ma può l’individuo liberarsi dall’influenza dei pendoli? Dei mezzi di liberazione e
difesa parleremo più avanti. Osserviamo solo che spesso succede che qualcuno si ribelli e
reagisca apertamente contro il pendolo- asservitore. In questo duello, si noti bene, l’individuo
esce sempre sconfitto. Un pendolo può essere vinto solo da un altro pendolo. Un individuo da
solo non può fare niente. Se ha deciso di disobbedire e incominciare una battaglia, finirà solo
per perdere energia. Nella migliore delle ipotesi il sistema lo scaglierà oltre i suoi confini, nella
peggiore lo schiaccerà. Il seguace che ha avuto il coraggio di infrangere le regole fissate dal
sistema viene dichiarato fuorilegge. Dall’esterno ciò ha l’aspetto di una condanna a fronte di un
determinato atto. Di fatto la colpa non sta nell’atto di per sé ma nella disobbedienza, nel rifiuto
del seguace di continuare a fornire energia al pendolo.
Perché si dice che “la spada non taglia la testa del reo confesso?” Perché un individuo che si è
incollato il senso di colpa è pronto a servire il potere del pendolo. Per il pendolo il pentimento di
un suo seguace per un atto commesso non ha nessuna importanza. Ha importanza solo il
ripristino del controllo perduto. Il pendolo diventerà subito più disponibile se voi gli darete la
possibilità di manovrarvi. Se invece il colpevole non si piega, allora, nella logica del pendolo, si
potrà tranquillamente rimuovere, dato che non c’è più nient’altro da attingere da lui.
Di solito le reali motivazioni del pendolo sono velate da principi morali. Come dire: un
pentito non è più un criminale! Capirete da soli dove agisce il principio morale e dove invece
vengono toccati gli interessi del sistema se terrete sempre presente cosa sono veramente i pendoli e quali sono i loro veri scopi.

Come si diceva innanzi, i pendoli possono ricevere energia sia dai loro sostenitori che dai
loro avversari. Ma la perdita di energia è il minore dei mali. Se il pendolo è sufficientemente
distruttivo il danno arrecato investe il destino intero della persona e la sua felicità.
Ciascuno di noi si scontra periodicamente con notizie negative o fatti indesiderati. Sono le
provocazioni dei pendoli. L’individuo non vuole che questi momenti negativi entrino nella sua
vita e di solito reagisce in uno dei due modi: se l’informazione non lo coinvolge da vicino la
ignora e finisce per dimenticarla presto; se invece la notizia è per lui provocatoria, suscita
spavento o irritazione cioè lo tocca nel vivo, allora si produce l’effetto della presa dell’energia
mentale al cappio del pendolo: l’individuo si sintonizza sulla frequenza di risonanza di
quest’ultimo. Gli avvenimenti che seguono poi si sviluppano secondo il solito scenario:
l’individuo si arrabbia, si indigna, si agita, si spaventa, esprime tutta la sua insoddisfazione e ciò
facendo emette energia alla frequenza del pendolo distruttivo. L’energia prodotta non va solo al
pendolo. I parametri dell’energia mentale sono tali per cui l’individuo si sposta su quelle linee
della vita dove trova in abbondanza proprio quello che vuole evitare.
Se ben vi ricordate, si diceva che se l’emissione dell’energia mentale di un individuo si
fissa su una determinata frequenza, costui si sposta su una linea della vita corrispondente. Il
ruolo distruttivo del pendolo consiste qui nel fissaggio della frequenza//con l’aiuto del cappio di
presa.
Supponiamo che trascuriate la notizia di una catastrofe o di un cataclisma. Se la cosa non
vi riguarda, infatti, perché dovreste amareggiarvi inutilmente? In questo caso da qualche parte
avviene una catastrofe ma voi personalmente vi trovate su una linea della vita dove occupate una
posizione di osservatore e non di vittima. La linea dove siete in posizione di vittima è rimasta in
disparte.
Viceversa, se vi lasciate invadere dalla notizia di una catastrofe o di una disgrazia, vi disperate e
discutete il fatto con gli amici, non è da escludere che presto vi ritroviate spostati su una linea
dove figurate in posizione di vittima.
Ne deriva che se il desiderio di evitare una determinata circostanza è molto forte, esiste una forte
probabilità che l’indesiderata circostanza si verifichi.
Lottare con tutte le proprie forze contro qualcosa che non volete, equivale a investire energia
affinché ciò si produca nella vostra vita.
Perché si realizzi lo spostamento su linee indesiderate della vita non occorre necessariamente
intraprendere delle azioni. Sono sufficienti i pensieri negativi, ben conditi da equivalenti
emozioni.
Non volete che faccia brutto tempo e pensate a quanto odiate la pioggia. I vicini vi disturbano e
voi litigate continuamente con loro, odiandoli in silenzio. Temete qualcosa e ciò vi crea
preoccupazione. Siete stanchi del lavoro che fate e quasi gustate sentimenti di ostilità verso il
vostro lavoro. Ovunque, siete perseguitati da ciò che fortemente non volete, temete, odiate,
disprezzate. D’altra parte ci sono tante altre cose che vorreste evitare ma in questo preciso
momento non vi preoccupano. E proprio per questo non succedono.
Tuttavia, non appena vi lasciate penetrare dal negativo, vi imbevete di ostilità e cominciate a
cullare questa sensazione, l’evento indesiderato troverà sicuramente il modo di materializzarsi
nella vostra vita.
L’unico modo per allontanare dalla propria vita gli eventi indesiderati è liberarsi dalla
pressione del pendolo che si è impadronito della vostra energia mentale, non cedere alle sue
provocazioni e non farsi coinvolgere nel suo gioco. Ci si può svincolare dalla presa del pendolo
solo in due modi: o affossandolo o estinguendolo. Vediamo da vicino come si deve fare.
L’affossamento del pendolo
Lottare contro il pendolo è inutile. Come si diceva prima, lottare contro un pendolo
equivale a rifornirlo di energia. La condizione prima e più importante per il successo è rifiutare
di lottare contro il pendolo.
In primo luogo i pendoli vi pressano in misura proporzionale ai vostri tentativi di liberarvi dalla
loro pressione. Potete ripetere all’infinito “Smettetela, lasciatemi in pace!” e potrà anche
sembrarvi di essere riusciti a liberarvi dalla loro influenza. In realtà, così dicendo, non fate che
nutrirli della vostra energia e attaccarveli ancora di più.
In secondo luogo voi non avete il diritto di giudicare e di cambiare qualcosa in questo mondo.
Bisogna percepire tutte le manifestazioni della realtà come quadri in una mostra, che vi piaccia o
no. In una mostra ci possono essere tanti quadri per voi poco interessanti. Ma non vi viene
nemmeno in mente di chiedere ai curatori di toglierli.
Una volta che avete riconosciuto al pendolo il suo diritto di esistere, siete in pieno diritto di
uscire, di svincolarvi dalla sua influenza. Ma l’importante è non lottare contro di lui, non
giudicarlo, non arrabbiarsi, non perdere il controllo della situazione, che diversamente
significherebbe prendere parte al suo gioco. Al contrario, dovete accettarlo tranquillamente
come un fatto dovuto, un male inevitabile e solo dopo uscirne. Ogni manifestazione di non
accettazione è un’emissione di energia in direzione del pendolo.
Prima di capire cosa significhi scegliere bisogna imparare a rifiutare. Gli uomini, di
solito, non hanno le idee chiare su quello che vogliono. Per contro sanno benissimo che cosa non
vogliono.
Mirando a evitare cose o fatti indesiderati molti agiscono in modo tale da ottenere esattamente il
contrario. Per rifiutare, bisogna prima accettare. Il verbo “accettare” qui non significa lasciar
entrare dentro di sé, permettere un accesso, bensì riconoscere alle altre realtà il diritto di esistere
e, fatto questo, lasciarsele dietro con indifferenza. Accettare e lasciar andare significa far passare
dentro di sé un fatto e dargli l’addio, salutandolo con la mano /dimenando la mano in gesto di
saluto/.
Per contro, accettare e tenere significa prendere dentro di sé e di conseguenza
attaccarsi/affezionarsi o attaccare, opporsi.
Se siete tormentati da pensieri di situazioni che non vi piacciono, state sicuri che le
ritroverete nella vostra vita. Facciamo un esempio: a una persona non piacciono le mele. Le
detesta, prova un senso di nausea alla loro vista. Potrebbe semplicemente ignorarle, ma non gli
garba il fatto che nel mondo in cui lui vive possa esistere una simile schifezza, le mele. Si irrita
ogni volta che gli capitano sotto gli occhi e manifesta apertamente il suo disgusto. Questo è
quanto succede a livello materiale. A livello energetico l’uomo in questione si getta con avidità
sulle mele, se ne riempie la bocca, le mastica rumorosamente cantilenando contemporaneamente
il suo disgusto, se ne riempie le tasche, si soffoca e di nuovo si lamenta di quanto l’hanno
esasperato. Non gli passa per la testa il pensiero che basterebbe eliminare le mele dalla sua vita,
giacché non le vuole.
Amare o odiare qualcosa non fa differenza. L’importante è che se i vostri pensieri sono
fissati sull’oggetto dei vostri sentimenti, l’energia mentale si fissa su una determinata frequenza,
voi finite nella rete del pendolo e vi spostate su una linea della vita dove l’oggetto della vostra
fissazione abbonda.
Se non volete qualcosa, basta non pensarci, basta passarci sopra con indifferenza, Sparirà
automaticamente dalla vostra vita. Buttar via qualcosa dalla propria vita significa non evitare
ma ignorare. Evitare significa ammettere nella propria vita ma sforzarsi di liberarsi. Ignorare
invece vuol dire non reagire in nessun modo e, di conseguenza, non avere.
Immaginate di essere un radioricevitore. Ogni mattina vi svegliate e ascoltate una stazione radio
che odiate, il mondo che vi circonda. Ma se non vi piace, sintonizzatevi su un’altra frequenza!
Può sembrare che una cortina di ferro tra voi e il mondo vi aiuti a difendervi dall’influenza di
pendoli indesiderati, In realtà si tratta di una pura e semplice illusione. Protetti da una corazza di
ferro potete ripetete a voi stessi quanto volete:”Sono un muro cieco. Non vedo, non sento, non so
niente e non dirò niente a nessuno. Non permetto accessi”. Tuttavia, per mantenere un siffatto
campo di difesa occorre consumare un sacco d’energia. L’uomo desideroso di isolarsi
intenzionalmente dal mondo, finisce per trovarsi in uno stato continuo di tensione. Come se non
bastasse, l’energia del campo di difesa è sintonizzata alla frequenza del pendolo contro cui è
finalizzata la difesa. Ed è proprio quello che serve al pendolo. Per lui infatti è indifferente come
avviene l’emissione d’ energia, se volontariamente o in modo contrario alla vostra volontà.
E allora, come ci si può difendere dall’azione del pendolo? Facendo il vuoto. Se sono vuoto, non
offro agganci. Non faccio il gioco del pendolo ma non cerco nemmeno di difendermi. Lo ignoro
semplicemente. L’energia del pendolo, senza toccarmi, si diffonde e si disperde nello spazio. Il
gioco del pendolo non mi preoccupa, non mi tange. Rispetto a lui io sono vuoto.
Il compito principale del pendolo è attrarre sostenitori e ricevere da loro energia. Se
ignorate il pendolo, esso vi lascerà in pace e si rivolgerà altrove, poiché agisce solo con coloro
che accettano il suo gioco e che emettono energia alla sua frequenza.
Un esempio banale: vi siete attirati l’attenzione di un cane che incomincia ad abbaiarvi contro.
Se vi girate verso di lui abbaierà ancora di più, Se lo prendete sul serio e incominciate a
rispondergli, vi inseguirà ancora a lungo, il suo scopo è infatti quello di trovare qualcuno con cui
litigare. Se invece lo ignorate , lui troverà presto un altro soggetto da provocare. Si noti bene che
al cane non passa per la mente di offendersi per l’attenzione che gli avete negato. E' troppo preso
dal suo scopo di ricevere attenzione per poter pensare a qualcos’altro.
Se sostituite al cane una persona tendenzialmente conflittuale e intrigante, il modello funzionerà
allo stesso modo.


Se qualcuno vi infastidisce, provate a misurare su di lui il modello del pendolo
distruttivo, probabilmente gli andrà a pennello. Se non riuscite a calmare il
seccatore/l’importuno, provate semplicemente a non rispondere alle sue provocazioni,
ignoratelo. Finché continuate a fornirgli la vostra energia lui non vi lascerà in pace. Potete dargli
energia sia direttamente, litigando con lui, sia indirettamente, odiandolo in silenzio. Smettere di
fornirgli energia vuol dire non pensare a lui, toglierselo dalla testa. Provate a dire semplicemente
a voi stessi: “Ma che se ne vada al diavolo!”. Vedrete che lui uscirà’ dalla vostra vita.
Tuttavia accade spesso che sia quasi impossibile ignorare semplicemente il pendolo.
Facciamo un esempio: il vostro capo vi chiama a rapporto. Un rifiuto o un tentativo di difesa
equivarrebbero a una perdita di energia, dato che in entrambi i casi si tratta di un sistema di lotta
contro il pendolo. In questa situazione potete fingere di fare il gioco del pendolo. L’importante è
che vi rendiate conto di entrare nel gioco a bella posta.
Immaginate che un pezzo d’uomo brandisca contro di voi una mazza con l’intento di
colpirvi. Voi non fate resistenza, non vi difendete e non attaccate. Vi fate semplicemente di lato:
l’energumeno con la mazza in mano vola nel vuoto. Il pendolo, non potendo agganciarvi, è
affondato e scomparso.
Questo principio è alla base dell’aikido. Qui succede letteralmente che l’attaccante viene
preso per il braccio, accompagnato nei suoi movimenti e quindi rilasciato dalla parte in cui è
diretta la sua energia. Il segreto sta nel fatto che il difensore non si oppone all’attacco, si accorda
con la linea dell’attaccante, lo accompagna un po' di tempo e quindi lo rilascia. L’energia
dell’attaccante si disperde nel vuoto, perché se il difensore è “vuoto” non offre appigli.
La tecnica di questo morbido approccio consiste nel fatto che voi all’inizio rispondete al primo
attacco del pendolo con un consenso e solo in un secondo momento vi mettete diplomaticamente
in disparte o convogliate senza insistenza l’energia nella direzione che vi interessa.
Il vostro capo, per esempio, vuole scaricarvi un lavoro e insiste affinché esso venga
svolto esattamente come vuole lui. Voi sapete che sarebbe meglio operare diversamente o
ritenete addirittura che non spetti a voi fare questo lavoro. Se incominciate ad obiettare,
discutere, giustificarvi, il capo, con durezza, esigerà la vostra obbedienza. Lui infatti ha preso
una decisione e voi gli andate contro. Provate a fare il contrario. Ascoltatelo con attenzione,
concordate con lui, smorzate il vostro impulso alla discussione. E solo dopo incominciate
tranquillamente ad esaminare con lui i dettagli della questione. In questo preciso momento avete
assorbito l’energia del capo ed avete cominciato ad emettere alla sua frequenza. Il suo impulso,
non trovando resistenza, per un po' di tempo si ferma. Non ditegli che voi sapete meglio di lui
come svolgere il lavoro, non opponete rifiuti e non discutete . Fate semplicemente in modo di
consigliarvi con il capo su come potreste eseguire il lavoro nel modo migliore o più veloce o su
chi altri potrebbe svolgere il lavoro più efficacemente di voi. In questo modo risulta che voi
oscillate insieme al pendolo ma lo fate in piena coscienza, senza prendere parte al gioco, quasi
osservando dal di fuori. Il pendolo oscilla, pienamente immerso nel gioco che è il suo, dato che
è lui a prendere le decisioni con cui gli altri concordano o su cui si consultano. E voi vedrete che
l’energia, inizialmente indirizzata verso di voi, si disperde altrove, in direzione di un’altra
decisione o alla ricerca di un altro esecutore. In questo modo, per voi personalmente, il pendolo è
affossato.
L’estinzione del pendolo
Succede a volte che sia impossibile affossare un pendolo, che non si riesca cioè né a ignorarlo né
a isolarlo.
Avevo un amico dall’aspetto pacato e gentile ma dotato di una forza fisica non comune.
Una sera tardi, mentre rientravamo in tram, ci siamo imbattuti in una compagnia di teppisti
dall’aria aggressiva, un vero pendolo distruttivo. Erano in tanti e si caricavano l’uno con l’altro
di energia negativa, sentendosi pienamente impunibili e intoccabili. Questo tipo di compagnia
cerca di solito qualcuno da molestare per rifornirsi di energia anche da sorgenti esterne. Cosi
hanno incominciato ad infastidire il mio amico, rassicurati dal suo aspetto pacifico e bonario. Per
un po' l’hanno preso in giro e l’hanno offeso, ma lui continuava a sedere in silenzio, ignorando le
loro provocazioni, cercando cioè di affossare il pendolo-teppisti. Io nel frattempo osservavo
senza intervenire , sapendo che il mio amico non aveva nulla da temere, al contrario dei teppisti.
Alla fine, non sopportando più la situazione, il mio amico si è diretto all’uscita ma uno dei bulli
più sfrontati gli ha sbarrato la strada. Messo alle strette, il mio amico ha agguantato il teppista
per la collottola e gli ha vibrato un colpo che gli ha letteralmente spappolato la faccia.
I compagni del malcapitato erano impietriti dallo stupore e dall’orrore. Quando il mio amico si è
girato per afferrarne un altro, questi, con voce tremante, l’ha pregato di lasciarlo andare.
L’energia del pendolo-compagnia si è immediatamente dissolta e i suoi membri, urtandosi e
indietreggiando, si sono precipitati fuori dal tram.
Certo, coloro che si possono difendere non hanno problemi. Ma gli altri, cosa possono
fare in questi casi? Se veramente non c’è via di scampo si può estinguere il pendolo escogitando
qualcosa di straordinario e inatteso, una mossa che nessuno si aspetta.
Mi hanno raccontato questa storia: una banda di bulletti di strada aveva circondato un
ragazzo con l’intenzione di menarlo. Il ragazzo si è avvicinato al capo e, sgranando due occhi da
folle, gli ha dichiarato: “Vuoi che ti spacchi il naso o la mascella?”. Un tale sviluppo non si
inscriveva nello scenario abituale, perciò il capobanda per un attimo ha indugiato. Allora il
ragazzo, preso da un’euforia da folle, gli ha gridato: “Vieni qui che ti stacco un orecchio!”
attaccandoglisi con le cinque dita all’orecchio. Il capobanda ha lanciato un urlo straziante. Lo
spettacolo che la banda era solita inscenare, era rovinato. Il capo, ben lungi dal pensare di
picchiare qualcuno, era preoccupato solo di liberarsi l’orecchio dalla presa. Il ragazzo,
considerato fuori di senno, fu lasciato in pace e riusci’ in questo modo a evitare l’attacco.
Quindi, se vi succede di capitare in una situazione di cui si può prevedere lo scenario di
sviluppo, fate qualsiasi mossa purché essa non si inscriva in questo scenario. Il pendolo si
estinguerà. Finché agite secondo lo scenario, accettate il gioco del pendolo e emettete energia
alla sua frequenza. Ma se la vostra frequenza incomincia a differenziarsi sostanzialmente da
quella del pendolo entrate in dissonanza con quest’ultimo e lo confondete dal ritmo.
Allo stesso tempo è meglio non esagerare se avete a che fare con un pendolo che non ha
niente da perdere. Se per esempio vi hanno aggredito per derubarvi, è meglio dare subito i soldi.
Alcuni tengono apposta in tasca un po' di dollari in contanti, perché se l’aggressore è un folle o
un tossicomane può togliervi la vita senza pensarci, anche se siete esperti di arti marziali. Per
questo è meglio non intrigarsi con gente del genere, come con i cani rabbiosi. Sarebbe una morte
ingiustificata e assurda.
Ad estinguere un pendolo aiuta anche il senso dell’umorismo e l’immaginazione. Provate
a mutare la vostra irritazione in gioco. Se per esempio vi infastidisce la folla in strada o in un
mezzo pubblico, provate ad immaginare di trovarvi in Antartide, in mezzo a un assembramento
di uccelli. Le persone sono pinguini, che si muovono agitati e ondeggiano in modo buffo. E voi
chi siete? Anche voi siete pinguini. Se riuscite a trasfigurare la situazione in modo analogo, le
persone che vi stanno attorno vi susciteranno già più simpatia e curiosità che irritazione.
Certo, è difficile controllarsi quando si vorrebbe letteralmente fare a pezzi qualcosa. In questi
momenti è difficile ricordare che la data situazione è il prodotto di un pendolo che cerca di
estrarre la vostra energia. Cercate di non cedere alle sue provocazioni. Il pendolo, come un
vampiro, utilizza una sorta di anestesia, la vostra abitudine a reagire negativamente a un irritante.
Persino ora, dopo aver letto queste righe, potete distrarvi e rispondere con irritazione a una
telefonata indesiderata. Ma se vi prefissate lo scopo di ricordare , col tempo si sviluppa
l’immunità alle provocazioni dei pendoli.
Fate ben attenzione: se vi scontrate con una circostanza fastidiosa e reagite con
irritazione, indignazione e altre emozioni negative, la situazione negativa si protrae e si evolve o
sorgono nuovi problemi. Il pendolo oscilla cosi. Grazie a voi che lo fate oscillare. Provate ad
agire al contrario: o manifestando una reazione adeguata o non manifestando alcuna reazione.
Provate per esempio ad accogliere il problema con un finto entusiasmo o con un’euforia da
idiota: si tratta di sistemi per estinguere il pendolo. Vedrete che non seguirà nessuna
continuazione.
Come ricorderete, l’abitudine a reagire negativamente di fronte a circostanze fastidiose funge da
leva d’innesco del meccanismo di presa della vostra energia mentale da parte del pendolo.
Quest’abitudine verrà meno se comincerete a giocare a un gioco originale, basato sulla
sostituzione a bella posta di sensazioni: invece della paura provate a manifestare sicurezza,
invece di provare sconforto provate a sfoderare entusiasmo, al posto dell’indignazione esibite
indifferenza e al posto dell’irritazione mostrate gioia. Provate a reagire almeno di fronte ai
piccoli problemi in modo “non adeguato”. Che cosa avete da perdere? Magari potrà sembrare
una cosa assurda, però questo stile di gioco non lascerà al pendolo nessuna chance. Questo
metodo ci sembra assurdo proprio perché i pendoli ci hanno abituato a giocare solo ai giochi che
convengono a loro. Provate ad imporre un vostro gioco, che vi procuri piacere e soddisfazione:
scoprirete con stupore quanto questa tecnica è potente. Il principio qui è solo uno: emettendo a
una frequenza diversa da quella di risonanza entrate in dissonanza con il pendolo, quest’ultimo si
estingue rispetto a voi e finisce per lasciarvi in pace.
Esiste un altro metodo interessante di estinzione, l’estinzione morbida/dolce: se qualcuno
vi infastidisce, diventa per voi un problema, provate a capire che cosa manca a questa persona,
cercate di arguire di che cosa ha bisogno. E ora provate ad immaginare questa stessa persona già
in possesso di quello che gli mancava. Si può trattare di salute, sicurezza, stato d’animo
tranquillo. A ben pensarci questi sono i tre fattori principali che servono agli uomini per farli
sentire soddisfatti. Provate a pensare: di che cosa ha effettivamente bisogno in questo momento
la persona che suscita la vostra irritazione?
Supponiamo che il vostro capo si è arrabbiato con voi. Magari è stanco o ha dei problemi
in famiglia. Allora gli serve uno stato d’animo tranquillo. Immaginatevelo mentre se ne sta
sdraiato in poltrona davanti alla televisione o vicino al caminetto, o con una canna da pesca in
riva al fiume o in sauna con un boccale di birra. Sapete quali sono le sue preferenze?
O magari i suoi superiori gli hanno fatto pressione e lui ha paura di prendersi determinate
responsabilità? Allora ha bisogno di sicurezza. Provate ad immaginarlo mentre scia con
sicurezza in montagna, o mentre guida un’auto sportiva o mentre si muove con disinvoltura in
una festa, al centro dell’attenzione di tutti.
O forse gli fa male qualcosa? Immaginatevelo allora allegro e in forma, mentre nuota nel mare o
pedala una bicicletta o gioca a calcio.
Certo, è meglio sapere quali sono i suoi interessi. Tuttavia non occorre andare tanto lontano.
Basta immaginare la persona in una situazione in cui è soddisfatto.
Cosa succede allora? La persona è apparsa nel vostro orizzonte costituendo un problema per voi
(può anche trattarsi di un rapinatore). Provate a distrarvi dal problema di cui si fa portatore, in
questo modo fin dall’inizio non prestate la vostra testa al cappio di presa della frequenza.
Immaginate la persona in atto di ricevere quello di cui ha bisogno (cosa vuole un rapinatore:
Mangiare, bere, bucarsi?). Visualizzate la persona in un quadro di raggiunta soddisfazione. Se ci
siete riusciti considerate che il problema è risolto. Il pendolo infatti non ha incominciato a
oscillare per caso. Qualcosa l’ha spostato dal suo equilibrio. Lui, consciamente o inconsciamente
cerca quel qualcosa che lo riporti all’equilibrio. E l’energia dei vostri pensieri a una determinata
frequenza gli dà proprio questo, anche se indirettamente. Cambierà subito la sua aggressività in
disponibilità. Fate fatica a crederci? Sperimentate!
Questa tecnica si basa sul principio dell’estinzione del pendolo. Una persona-pendolo vi
si avvicina con un problema e voi lo soddisfate, non in modo evidente ma a livello energetico.
Gli avete dato la vostra energia ma in minima parte, perdendo molto meno di quanto avreste
potuto perdere. E per di più avete fatto una buona azione, venendo in soccorso a un bisognoso,
anche se per poco. La cosa interessante è che in seguito egli avrà con voi un rapporto più
amichevole. Non capirà perché in vostra compagnia si sente bene. Che rimanga un vostro
piccolo segreto.
Potete applicare questa tecnica anche nei casi in cui siate voi ad aver bisogno di qualcosa
da qualcuno, preso dai suoi problemi e non disposto a venirvi incontro. Vi serve la firma del
capo? Prima “nutritelo” con una visualizzazione benefica e vedrete che farà tutto quello che
chiedete.
E infine. Cosa dite, dov’è andata a finire secondo voi l’energia di un pendolo frenato? E'
passata a voi. Venendo a capo di un problema voi diventate più forti. Una prossima volta ciò per
voi non sarà una difficoltà. Non è forse cosi? Se invece vi mettete a lottare con il problema,
cedete energia al pendolo che creato questo stesso problema.
Le pratiche di affossamento e estinzione del pendolo sono note agli psicologi e agli
psicoterapeuti come tecniche professionali. In questo senso non sono delle novità. Ma per le
persone che non conoscono i metodi della psicologia applicata sono veramente preziose poiché
chiariscono come e perché funzionano i sistemi psicologici di difesa.
Soluzioni semplici di problemi complessi
I sistemi di affossamento o estinzione del pendolo hanno anche una valenza applicata
nella capacità di risolvere ogni tipo di problemi. Può trattarsi di una complessa situazione
esistenziale, di un conflitto, di una circostanza sfavorevole, di una difficoltà o di un problema.
Per ogni problema difficile esistono soluzioni facili. La chiave per la risoluzione sta sempre in
superficie, si tratta solo di vederla. Ma il pendolo, che ha creato il problema, ostacola la visione.
Il pendolo distruttivo si prefigge lo scopo di ottenere la vostra energia. Per far ciò deve fissare la
frequenza di emissione dei vostri pensieri sul problema. Riesce benissimo a farlo convincendovi
del fatto che il problema è complesso. Se voi avete accettato queste regole del gioco vi si può
tranquillamente prendere per mano e condurvi un un intricato labirinto. E solo dopo (post
factum) arriverete a comprendere che “il cofanetto si apriva senza sforzo”.
Se si riesce a spaventare una persona, farla preoccupare, coinvolgerla o far leva sui suoi
complessi, essa concorderà col fatto che il problema è difficile e si fa prendere all'amo. Ma si
può anche non spaventarla.
E' già un’opinione comune che non ci siano semplici soluzioni per la maggio parte dei problemi.
Ciascuno di noi nell’arco della sua vita si scontra continuamente con varie difficoltà,
specialmente se sono cose nuove, non conosciute. Alla fine tutti hanno l’abitudine ben radicata
di accogliere i problemi con timore e a volte con vera e propria paura. Per di più l’uomo mette
sempre in dubbio le sue capacità di misurarsi con le difficoltà. Risulta cosi che la tendenza ad
accogliere con timore i problemi si trasforma nel filo della marionetta.
Il pendolo può agire o tramite i suoi sostenitori, ovvero le persone coinvolte nel
determinato problema, oppure tramite oggetti inanimati. Fissa l’emissione di energia mentale su
una determinata frequenza e succhia l’energia mentre la persona è aggravata dal problema.
Sembrerebbe a prima vista che la fissazione della frequenza sull’oggetto aiuti a concentrarsi.
Come può ostacolare allora la soluzione del problema?
Il fatto è che il pendolo fissa i nostri pensieri in un settore ristretto del campo d’informazione. La
risoluzione, per contro, può trovarsi oltre i limiti di questo settore. Ne deriva che l’uomo pensa e
agisce nei limiti di uno spazio ristretto e risulta impedito a guardare il problema da un più largo
punto di vista. Le soluzioni originali e dettate dall’intuizione vengono proprio quando l’uomo si
libera dall’influenza del pendolo e si guadagna la libertà di pensare in un’ altra direzione. Il
segreto dei geni sta nel fatto che sono liberi dalla pressione dei pendoli. Mentre le frequenze dei
pensieri delle persone normali sono catturate dai pendoli, le frequenze dei pensieri dei geni sono
in grado di muoversi liberamente e indugiare in campi d’informazione sconosciuti.
Come fare per non lasciarsi accalappiare dal pendolo? Basta non immergersi nel
problema, non farsi coinvolgere nel gioco del pendolo. Cedetevi in affitto. Agite come si fa di
solito in questi casi ma non come partecipante del gioco sibbene come osservatore esterno.
Imparate a guardare la situazione in modo distaccato. Ricordatevi che vogliono prendervi per
mano per portarvi in un labirinto. Non fatevi né spaventare, né coinvolgere, né preoccupare dal
problema. Ricordate innanzitutto che esiste sempre una soluzione molto semplice, non accettate
la difficoltà che vi viene imposta.
Se vi scontrate con un problema o un ostacolo cercate di capire qual è il vostro rapporto con
esso. Il problema può generare turbamento, paura, indignazione, sconforto e cosi via. Ma
bisogna cambiare il modo solito di rapportarsi alla difficoltà insorta reagendo esattamente
all’opposto, in questo modo il problema si elimina da solo o si risolve in modo veloce e facile.
A dispetto degli stereotipi e delle consuetudini diffuse, imparate ad affrontare il problema non
come un ostacolo che dev’essere superato ma come un tratto di percorso che dovete passare. Non
lasciate dentro di voi nessuno spazio al problema. Siate vuoti rispetto ad esso.
Se dovete risolvere un problema che richiede riflessione, non fatevi prendere subito dai
ragionamenti logici. Il vostro subconscio è direttamente collegato al campo d’informazione che
contiene le risoluzioni di tutti i problemi. Perciò all’inizio rilassatevi, liberatevi di ogni paura e
ansia rispetto alla soluzione. Tanto sapete che la soluzione c’è già. Lasciatevi andare, arrestate il
flusso dei pensieri, contemplate il vuoto. è possibile che la soluzione arrivi subito ed è magari
molto semplice. Se non arriva, non amareggiatevi e inserite l’apparato mentale. Riuscirà meglio
la prossima volta. Una simile pratica allena bene la capacità di accesso alle conoscenze intuitive.
Bisogna solo cercare di rendere questa pratica un’abitudine.
Questo metodo funziona bene se si riesce a liberarsi dall’influenza del pendolo e “cedersi in
affitto”. Tuttavia è più facile a dirsi che a farsi. Leggerete più avanti altri nuovi procedimenti per
affrontare i pendoli. Questo è solo l’inizio.
Ma non sembra a voi che io vi abbia preso per mano e vi stia conducendo verso il
labirinto? Bravi, mantenetevi liberi anche da chi vi parla della vostra libertà.
Stato di sospensione
Liberandovi dall’influenza dei pendoli distruttivi acquistate libertà. Ma la libertà priva di
scopi è uno stato di sospensione. Se vi siete appassionati alle tecniche di affossamento e
estinzione dei pendoli che vi circondano rischiate di trovarvi nel vuoto. I conflitti di un tempo
non ci sono più, le preoccupazioni che vi tormentavano vengono meno, i problemi sono sempre
più rari, l’ansia e la preoccupazione spariscono. Tutto ciò avviene senza che ve ne accorgiate, al
pari di una tempesta che si quieta lentamente.
Presto però vi accorgerete che qui c’è l’altro lato della medaglia. Se prima eravate al
centro dei fatti, ora essi si producono in disparte da voi. Per coloro che vi circondano voi non
avete più lo stesso valore, la gente si occupa sempre meno di voi. I fastidi diminuiscono ma
nuovi desideri non arrivano. La pressione del mondo esterno diventa più debole ma ciò non porta
nessun dividendo. La quantità di problemi diminuisce ma i progressi non aumentano.
Che sta succedendo? Il fatto è che l’ambiente umano è tutto costruito sui pendoli, perciò
chi si isola completamente si ritrova lui stesso in un deserto. Lo stato di sospensione non è tanto
migliore della dipendenza dal pendolo. Pensiamo ai bambini che hanno tutto: si annoiano perché
“non hanno più niente da volere”. Stanno male da soli e tormentano gli altri con i loro capricci.
L’uomo è così fatto che deve sempre aspirare a qualcosa.
La vostra libertà è l’indipendenza da pendoli estranei. Ma esistono pendoli di massima
utilità per voi. Sono i vostri pendoli. In altre parole occorre riconoscere gli scopi imposti,
inseguendo i quali vi allontanate dalle linee della vostra fortuna. Per contro , il vostro compito
personale, rimanendo liberi, sta nella scelta di quelle linee della vita dove vi aspetta la felicità e il
vero successo.
I pendoli non sono per l’uomo un male assoluto se egli agisce coscientemente. L’uomo
non può essere completamente libero dalla loro influenza. Si tratta solo di capire come non
soggiacere all’influenza dei pendoli ma utilizzarli intenzionalmente, nei propri interessi. Il
Transurfing propone a questo fine dei metodi concreti. Svincolarsi pienamente dall’influenza dei
pendoli non è possibile e non serve nemmeno. Anzi, proprio i pendoli, alla fin fine, trasformano
il sogno di una persona in realtà.
Da: www.transurfing.it
Lo Spazio delle Varianti
Riepilogo
Il pendolo è creato dall’energia degli individui che pensano in una stessa direzione.
Il pendolo è una struttura energetica d’informazione.
Il pendolo fissa l’energia mentale del suo sostenitore alla propria frequenza.
I pendoli lottano tra di loro per conquistarsi membri sostenitori.
Un pendolo distruttivo impone ai suoi membri sostenitori fini a loro estranei.
Il pendolo gioca con i sentimenti delle persone e le attira nella sua rete.
Se voi fortemente non volete qualcosa lo avrete nella vostra vita.
Svincolarsi dal pendolo significa farlo uscire dalla vostra vita.
Farlo uscire dalla vostra vita significa non evitarlo ma ignorarlo.
Per estinguere un pendolo bisogna rovinare lo scenario del suo gioco.
Una visualizzazione benefica estingue morbidamente/dolcemente una persona-pendolo.
L’energia del pendolo estinto passa a voi.
I problemi si risolvono tramite l’affossamento o l’estinzione dei pendoli che li hanno
creati.
Per risolvere i problemi cedetevi in affitto.
Per evitare uno stato di sospensione occorre trovare i propri pendoli.
Occorre farsi l’abitudine di ricordarsi di questo.
Da: www.transurfing.it
Lo Spazio delle Varianti

giovedì 15 aprile 2010


Esoterismo


LA FORZA INVISIBILE DELL’EGGREGORO



Sono concetti vitalizzanti, con una loro sovradimensione spirituale ed energetica che unisce intimamente i membri di comunità iniziatiche come le Logge.
Solo le istituzioni a carattere rituale (Chiesa, Massoneria, Martinismo, ecc.) possono infatti generare un eggregoro duraturo. Può distruggerlo unicamente l’abbandono dei rituali e la soppressione con il fuoco dei suoi membri e dei suoi scritti. Mentre non lo può spegnere la morte naturale, né quella per spargimento di sangue, che anzi ne accresce la vitalità occulta.
Si spiega così come le persecuzioni contro il Cristianesimo abbiano inrealtà accresciuto la sua estensione, ed il fatto che gli eretici ed i loro scritti venissero distrutti con il fuoco.

Si da il nome di Eggregoro ad una forza generata da una potente corrente spirituale ed alimentata
poi ad intervalli regolari secondo un ritmo in armonia con la vita universale del Cosmo o ad una
riunione di entità unite da un comune carattere.
Nell’invisibile, fuori dalla percezione fisica dell’uomo, esistono esseri artificiali, generati dalla
devozione, dall’entusiasmo, dal fanatismo, che si chiamano eggregori.
Sono le anime delle grandi correnti spirituali, buone o cattive.
La Chiesa mistica, La Gerusalemme Celeste, Il Corpo di Cristo e tutti questi sinonimi costituiscono
le qualificazioni che comunemente si danno all’Eggregoro del Cattolicesimo.
La Massoneria, Il Protestantesimo, 1’ Islam, il Buddismo, sono eggregori. E così pure la grandi
ideologie politiche.
Integrato psichicamente con l’iniziazione rituale o con la adesione intellettuale ad una di queste
correnti, l’affiliato ne diverrà una delle cellule costitutive.
Aumenterà la potenza dell’Eggregoro con le qualità od i difetti che possiede ed in cambio
l’Eggregoro lo isolerà dalle forze esterne del mondo fisico, rinforzando con tutta la forza collettiva
che ha accumulato prima, i deboli mezzi d’azione dell’uomo che a d esso ha aderito.
Istintivamente il linguaggio popolare da all’Eggregoro il nome di Cerchio che esprime così
istintivamente l’idea dì circuito.
Tra la cellula costitutiva, cioè, tra l’affiliato ed il gruppo si stabilisce una sorta di circolazione
psichica interiore.
Ciò spiega come avversari di un concetto qualsiasi studiando l’origine, la natura, la vita di questo
concetto, finiscono spesso con l’aderirvi o sposare una parte delle teorie anche a loro insaputa.
Si sono inseriti in una corrente che, se è più potente di quella a cui erano prima legati, li trascinerà
insensibilmente fuori dalla strada che presumevano seguire.
Se fossero liberi da ogni affiliazione, l’azione sarebbe più brutale più forte.
Questa idea e’ valida per tutte le più grandi correnti politiche, filosofiche e religiose.
Ma una corrente spirituale può diventare vivente, nel senso occulto della parola, solamente se e’
vitalizzata dai Riti.
Gli Eggregori sono concetti vitalizzati.
Ciò spiega che solamente le associazioni umane a carattere rituale (Religione Cattolica, Massoneria,
Martinismo, ecc. ecc.) possono generare un Eggregoro e di conseguenza durare molto a lungo.
Si può ottenere la distruzione di un Eggregoro solo con” la morte con il fuoco” dei suoi membri
viventi, dei suoi simboli che lo concretizzano o che ad esso si allacciano, come con la distruzione di
tutti gli scritti che lo riguardano (Rituali, Archivi...).
L’ Eggregoro verrà distrutto lentamente quando abbandonato a sè stesso, nessun rituale, nessuna
corrente spirituale, generata secondo le regole occulte precise, perpetueranno la sua esistenza.
L’incenerizione dei suoi membri viventi e degli scritti che vi si ricollegano assicura solo la
distruzione del corpo fisico e del doppio di ogni essere e di ogni cosa.
La semplice morte ordinaria (senza la distruzione totale dell’immagine) se porta con sè la vita
materiale, non ostacola la vita astrale.
Anzi la morte per spargimento di sangue, non farà altro che accrescere la vitalità occulta
dell’Eggregoro, in virtù del misterioso potere del sangue quando è liberato nella forma sacrificale.
Questo spiega come le persecuzioni pagane contro il Cristianesimo non fecero che accrescere
l’estensione di quest’ultimo.
Ugualmente spiega il fatto che gli eretici ed i loro scritti, spesso siano stati distrutti con il fuoco.
La Chiesa Cattolica, come si vede,intuisce il segreto della vita degli Eggregori.

Il distacco da un Eggregoro si ottiene con una cerimonia analoga, sebbene opposta nei fini, a quella
che ha assicurato la sua genesi.
L’iniziazione viene annullata con una scomunica.
Le reazioni dell’Eggregoro verso la cellula espulsa sono molto pericolose sebbene assumano
sempre un andamento perfettamente naturale. Questo rigetto di solito modifica in modo
considerevole il destino dello “scomunicato”, destino già modificato una prima volta dalla
iniziazione.
Abbandonando un Eggregoro è prudente inserirsi, sia pur momentaneamente, in un concetto di
forza equivalente ma opposto. Come le cellule costituenti un eggregoro saranno estratte dalla stessa
umanità per quel che concerne il piano materiale, così altre cellule costitutive dell’eggregoro
verranno estratte dal mondo delle Entita’.
Allora l’Eggregoro vive nel piano fisico( dove agisce per mezzo dell’uomo),e nel piano superiore
dove agisce per mezzo delle entità. Quindi possiede un corpo, un doppio, un’anima.
Ciò ha la sua applicazione nella triplice Chiesa, Militante (terrestre), sofferente (astrale), trionfante (celeste).
Poichè il ritmo della vita eggregorica è assicurato dal ritualismo, facilmente si comprende che la
minima perturbazione di questo ritualismo arrecherà una identica perturbazione nel ritmo vitale delconcetto. Un po’ come un organo umano che funziona in modo anormale.
Una volta stabilito e perpetuato con l’uso e con il tempo, un rituale non può essere modificato, penal’indebolimento dell’Eggregoro.

Ciò spiega perchè il segreto sia applicato in modo particolare ai riti di iniziazione.
Con i Nomi Divini e le Parole di Potere, cioè le definizioni rituali consacrate dall’uso, consentono -
congiuntamente a preghiere, formule, invocazioni, ugualmente consacrate dall’uso - di stabilire un rapporto spirituale tra l’uomo e Dio, così nomi, parole, formule speciali e segreti, sono usati per la messa in azione e risveglio preliminare dell’eggregoro.
Ma se la vita passiva di questo concetto vitalizzato, è assicurata dalla massa dei fedeli, la vita attiva deve essere assicurata solo da alcuni membri, i più sicuri e qualificati.

Ciò implica necessariamente una gerarchia in seno ad ogni associazione. L’uguaglianza, se
uguaglianza deve esserci, non può essere stabilita che nel “cerchio interiore” posto alla testa
dell’Eggregoro.
Infine le grandi leggi cosmiche - ed in modo particolare quelle relative al tempo ed alle epoche, alla durata - devono collaborare alla vita dell’Eggregoro.
Questo spiega come tutte le grandi cerimonie rituali, tanto religiose quanto filosofiche, sono poste
agli equinozi ed ai solstizi,o in date in relazione con queste grandi divisioni annuali.
Similmente deve essere osservato il moto degli astri, e la loro influenza che non può derivare da un
luogo, da un orientamento.
L’immagine convenzionale di un eggregoro, la sua rappresentazione mentale equivale ad una realtà
nel piano astrale, o mondo iperfisico immediato.

La Repubblica, La Patria, la Giustizia, la Guerra, la Carestia, sono immagini eggregoriche.
L’Uomo, visualizzando i soggetti, la antropomorfizza, per necessita’.
Nel piano divino dove ogni cosa equivale ad una numerazione, numero divino, il segno, o Sigillum
concretizza l’Eggregoro.
Tali sono il Sigillo di Salomone o Esagramma, il Pentalfa o Stella di Davide , la Croce latina, il
Triangolo Massonico e i numerevoli segni e sigilli figurativi delle Entità che ci comunicano i libri di
Magia e di Cabala.
Dunque ad ogni eggregoro deve appartenere un segno, caratteristico della propria natura, delle
proprie finalità e mezzi.
Riguardo all’affiliato detto segno è al momento protezione, sostegno ed un punto di contatto.
Allora diventa un vero Pentacolo (come il blasone di una famiglia nobiliare che ha come pentacolo
l’albero genealogico che unisce ogni discendente di detta famiglia a patto che collettivamente si
conservino le tradizioni proprie, e l’onore di appartenenza).
Quando un Eggregoro ha vissuto a lungo può succedere che acquisti una vita relativamente
indipendente.
Allora non obbedisce più agli impulsi che i Maestri e le sette gli trasmettono tramite i riti, e da
docile schiavo diventa frequentemente un feroce tiranno.
Ciò spiega come molto spesso un movimento possa deviare dai fini assegnati.
Ugualmente può cambiare Maestro.
La conquista di un Eggregoro, per evocazione era un segreto conosciuto dai Preti di Roma.
La formazione psichica degli Eggregori è descritta ampiamente nelle varie opere di occultismo.
Le regole di yoga ne fanno parte così come gli “esercizi spirituali dei Figli di S. Ignazio”, opera che
tutti i discepoli dei Gesuiti conoscono.

La vita occulta degli eggregori è assicurata da procedimenti identici a quelli che usa la magia per
vivificare le forze cosiddette elementari. Il sangue delle vittime (olocausti di adorazione o di
espiazione), le resine aromatiche, incensi, mirra ecc. . . (sangue dei vegetali), la visualizzazione dì
una immagine concretizzatrice, le correnti mentali, le catene di unione ecc.... fanno parte di una
ritualità animatrice e conservatrice degli eggregori.
La vita materiale degli eggregori e’ assicurata dal numero dei membri, dalla loro disciplina,
dall’unione spirituale, dalla stretta osservanza dei riti vivificatori e conservatori.
Ugualmente le correnti di simpatia o di antipatia generate nel mondo profano, dalla loro azione o
dalle loro tendenze, aiutano o nuociono potentemente alla vitalizzazione dei concetti, come alla loro
azione.
A maggior ragione i procedimenti di azione occulta della Magia tradizionale e della Teurgia
sono potenti mezzi di appoggio o di lotta riguardo gli Eggregori, tuttavia alla condizione che la loro
potenza sia in rapporto con quella del concetto.
Ciò spiega come il sacrilegio e la profanazione, in tutti i tempi, siano stati considerati crimini
religiosi.
Abbiamo definito la parte e la ragion d’essere della “Catena d’Unione Massonica”.
Generatrice e vivificatrice dell’Eggregoro dell’Ordine, il suo unico scopo consiste nel lanciare nelle
“regioni spirituali” chiuse ai sensi carnali ed alla loro azione, le correnti generatrici di un essere
metafisico che sfugge a qualsiasi antropomorfismo.
Originato dalla assemblea umana, nato dal suo volere e dalla sua sostanza ideale, questo essere di
un altro mondo ne diverrà il dio-conduttore. Allora è lo Spirito Massonico vero Eggregoro
dell’Ordine.
Il Simbolo ideale dell’Eggregoro Massonico è rappresentato da un triangolo, che bisogna
immaginare e poi proiettare con l’immaginazione davanti a noi, sedendo nella stessa posizione
occupata in Loggia, tracciando un quadrato di loggia davanti a noi, e battendo la batteria del grado.
Alla chiusura si conclude come per i normali Lavori.
Si può lavorare in questo modo a distanza, tutti insieme.

Fonte: