venerdì 22 ottobre 2010

LA FUNZIONE DELLA TELEVISIONE




Di Solange Manfredi




Al Qaeda, sventati piani attacchi in Francia, Germania e Gb

Niger: Francia attende richieste di al-Qaeda su ostaggi

‎Afghanistan/ Inglese rapita, i talebani vogliono 'Lady Al Qaida'

‎Islamabad: ucciso il capo di al Qaida in Afghanistan e Pakistan

Donne kamikaze, Europa a rischio ''Al Qaeda punta a terrorizzarci''

‎Mali, due civili uccisi in raid Mauritania contro al Qaeda

‎Yemen, esercito libera la provincia di Shabwan da milizie di al-Qaeda

‎Niger: Kouchner, al Qaeda probabile responsabile rapimento francesi

‎Allarme negli Usa: Al Qaida cerca terroristi già residenti

‎IRAQ: AL-QAEDA RIVENDICA DUPLICE ATTENTATO DI DOMENICA A BAGHDAD

Questi sono solo alcuni dei titoli comparsi in questa settimana sui principali quotidiani nazionali.

Il problema è che Al-Qaeda non esiste più almeno dal 2002.

Proprio così.



A dirlo non sono io, ma, come già evidenziato da un precedente articolo di Maurizio Blondet (http://www.effedieffe.com/index.php?option=com_content&view=article&id=9625:lal-qaeda-non-esister-i-servizi-francesi-parlano&catid=27&Itemid=133) il capo dei servizi segreti francesi davanti al senato: “Il 29 gennaio 2010 la Commissione Affari Esteri convoca Allain Chouet, già capo della DGSE (Direction Générale de la Sécurité Extérieure, il controspionaggio francese) per dare una sua valutazione sul «Medio Oriente nell’ora del nucleare». Ecco come esordisce monsieur Chouet:

«Come molti miei colleghi professionisti nel mondo, ritengo, sulla base di informazioni serie e verificate, che Al Qaeda è morta sul piano operativo nelle tane di Tora Bora nel 2002….Sui circa 400 membri attivi dell’organizzazione che esisteva nel 2001, meno di una cinquantina di seconde scelte (a parte Osama bin Laden e Ayman al-Zawahiri che non hanno alcuna attiduine sul piano operativo) sono riusciti a scampare e a scomparire in zone remote, vivendo in condizioni precarie, e disponendo di mezzi di comunicazione rustici o incerti».

«Non è con tale dispositivo che si può animare una rete coordinata di violenza politica su scala planetaria. Del reso appare chiaramente che nessuno dei terroristi autori degli attentati post-11 settembre (Londra, Madrid, Sharm el-Sheikm, Bali, Casablanca, Bombay, eccetera) ha avuto contatti con l’organizzazione. …..Tuttavia, si deve constatare che tutti, a forza d’invocarla ad ogni occasione e spesso fuori proposito, appena un atto di violenza è commesso da un musulmano, o quando un musulmano si trova al posto sbagliato nel momento sbagliato, o anche quando non ci sono musulmani affatto (come negli attentati all’antrace in USA), a forza d’invocarla di continuo, certi media o presunti “esperti” di qua e di là dell’Atlantico, hanno finito non già di resuscitarla, ma di trasformarla come quell’Amedeo del commediografo Eugene Ionesco, quel morto il cui cadavere continua a crescere e a occultare la realtà, e di cui non si sa come sbarazzarsi».


Dunque Al qaeda non esiste più sin dal 2002. Eppure i nostri media, i nostri governi, se non ogni giorno, sicuramente ogni settimana ci ripropongono questo nemico inesistente. Perché?

La risposta è semplice: perché siamo gli obiettivi di una guerra psicologica e, in questo caso, la tecnica utilizzata si chiama “MECCANISMO DELLA RIPETIZIONE” (si ripetere un fatto non vero così spesso da farlo diventare reale).

La Guerra psicologica consiste nell'uso pianificato di operazioni psicologiche allo scopo principale di influenzare opinioni, emozioni, atteggiamenti e comportamento delle masse.

Condizione necessaria perché le operazioni di guerra psicologica possano aver successo è quella di creare nella “popolazione obiettivo” frustrazione insicurezza e paura. Queste condizioni, infatti, riducono l'uomo ad uno stato di sottomissione in cui le sue capacità di ragionamento sono annebbiate e in cui il suo responso emotivo a vari stimoli e situazioni diventa non solo prevedibile ma “sagomabile”.

Per creare frustrazione, insicurezza e paura si devono creare all’interno del paese le seguenti condizioni:

Inflazione

tassazione non equa

concussione e corruzione

scarsezza di uomini nelle forze dell’ordine

appoggiare forme di sanzione o altro

scarsezza di necessità primarie come di abitazioni e altro

fomentare l'intolleranza razziale e religiosa

disunità politica e mancanza di fiducia nei capi

mancanza di risorse che possono sostenere l'economia

azioni di terrorismo e di violazione dei diritti umani

Create queste condizioni l’operatore di guerra psicologica può iniziare il suo lavoro.

I mezzi primari di manipolazione mentale sono la scuola, televisione e l’industria dell’intrattenimento (altri sono la droga, l’alcool, gli psicofarmaci e l’alimentazione).

Della scuola abbiamo già parlato in un precedente articolo sottolineando come questa operi per:

 Insegnare lo stretto necessario perché la popolazione possa essere produttiva nei termini e nei modi voluti dal potere;

 imporre sistemi d’istruzione che sono volti a uniformare e conformare la popolazione evitando accuratamente di insegnare le materie che sviluppino la capacità di ragionamento (dialettica, retorica, logica, ecc.), ovvero quelle materie che sviluppano il pensiero critico, autonomo;

 instillare nei giovani quei preconcetti, pregiudizi e stereotipi su cui poi conformeranno tutte le loro esperienze.

La funzione esercitata dalla scuola, che ha il vantaggio di poter agire sui bambini e giovani, maggiormente ricettivi all’instillazione di pregiudizi e stereotipi, è importantissima dal momento che l’operatore di guerra psicologica, per poter operare con successo, deve poter contare su una popolazione che risponde a determinate sollecitazioni, ovvero per poter manipolare deve conoscere il modello di comportamento della popolazione, i modi di comunicazione, le motivazioni poste alla base del loro agire.

Preparato il terreno dalla scuola, arriva la manipolazione attraverso i media. Strumento fondamentale di guerra psicologica dal momento che la nostra mente, tendenzialmente pigra, è attratta da tutto ciò che non richiede lo sforzo di pensare. Oltre a ciò è mediamente consapevole di di 200 bits di informazioni su 400 miliardi che il cervello elabora in un secondo. Ovvero siamo consapevoli di mezzo miliardesimo di ciò che avviene nel nostro cervello. Tutto il resto ci condiziona senza che ce ne accorgiamo.

Le principali tecniche di manipolazione attraverso i media sono:

 creare un messaggio credibile

 usare il linguaggio giusto

 creare un ampio numero di fonti di informazione

 creare “opinion leader”

 attivare il meccanismo della ripetizione

 operare debunking.

Vediamole nel dettaglio

CREARE UN MESSAGGIO CREDIBILE.

L’operatore di guerra psicologica che, come abbiamo detto, conosce gli schemi su cui si muove la popolazione, deve creare messaggi credibili. Attenzione il messaggio deve essere credibile, non vero. Anzi, spesso, la verità toglie credibilità al messaggio. Le menzogne sono più attraenti della verità perché fanno leva sulle nostre speranze, sui nostri pregiudizi, ecc... La verità, invece, ha la sconcertante abitudine di metterci davanti all’imprevisto, a ciò a cui non eravamo preparati e che, tendenzialmente quindi, rifiutiamo. L’operatore di guerra psicologica, che sa perfettamente che la maggior parte del pubblico non è alla ricerca della verità, ma di ciò che le permette di non uscire dagli schemi psichici indotti, su queste basi manipola la realtà. Facciamo un esempio.

La sera del 10 aprile 1991 140 persone morirono bruciate sul Moby Prince davanti al porto di Livorno. Se domandi a qualcuno cosa causò la tragedia ancora oggi ti senti rispondere: c’era una fitta nebbia, l’equipaggio, davanti alla televisione a vedere la semifinale di Coppa delle coppe juventus Barcellona, e non si è accorto della petroliera Agip Abruzzi entrando con questa in collisione. Tutto ciò è falso. Dagli atti e documenti processuali è emerso che:

- quella sera la visibilità era perfetta, nessuna nebbia né prima, né durante né subito dopo la collisione (come dimostrano foto, e video amatoriali, uno dei quali trasmesso anche dal TG1);

- nessuno dell’equipaggio stava guardando la partita (nella cabina di comando non vi erano televisori);

- l’impatto non è stato improvviso. Tutti i passeggeri erano nel salone De Lux (stanza provvista di porte tagliafuoco) con bagagli e giubbotti di salvataggio. Questo significa che erano stati richiamati dalle cabine presso cui si trovavano, alcuni stavano mettendo a letto i bambini visto che tutto è successo dopo le dieci di sera, invitati a rifare i bagagli, indossare i giubbotti e radunarsi nel salone, là dove sono stati trovati. Nessuno dei corpi presentava traumi.

Difficile conciliare tutto ciò con un impatto improvviso causato dalla negligenza dal personale che guardava la partita, ma nella memoria collettiva è rimasto quella notizia: la tragedia è avvenuta perché l’equipaggio guardava la partita di calcio. Perché? Perché il messaggio selezionato dall’operatore era assolutamente credibile, mezza Italia si ferma davanti ad una semifinale di Coppa delle Coppe.

USARE IL LINGUAGGIO GIUSTO.

Come abbiamo accennato l'uomo vede il mondo in termini di precedenti esperienze, pregiudizi e stereotipi. Oltre a ciò, avendo una mente tendenzialmente pigra è attratto da tutto ciò che gli permette di ridurre problemi complessi in formule semplicistiche (tecnica che serve anche a costruire ed alimentare a dismisura il nostro ego facendoci credere di essere intelligentissimi e di aver capito tutto). L'operatore di guerra psicologica risponde a questa esigenza usando le parole.

Gli stereotipi sono parole o frasi così intimamente associate ad idee o credenze comunemente accettate da essere di per se stesse convincenti senza bisogno della ragione o dell’apporto dell’informazione. Esse fanno appello a quelle emozioni quali l’amore per la patria, il desiderio di libertà, ecc.. Ovvero si accettano senza sottoporle ad un ragionamento operando su di esse un transfert. Proprio per questo gli stereotipi sono lasciati volutamente vaghi, affinché l’uditore possa interpretarli in maniera personale.

Anche in questo caso facciamo un esempio. I nostri telegiornali, parlandoci del conflitto in Iraq usano il termine "guerra di liberazione", in realtà si tratta di una guerra di aggressione preventiva, illegale e criminale secondo il diritto internazionale. Le truppe dei paesi invasori al telegiornale diventano “truppe alleate”, mentre i combattenti iracheni vengono definiti "fedelissimi di Saddam", per condizionare i telespettatori e far pensare che siano uomini che combattono per difendere un criminale, non il loro paese.

CREARE AMPIO NUMERO DI FONTI DI INFORMAZIONE

L'uditorio non deve avere la sensazione di essere controllato. L’operatore di guerra psicologica crea, quindi, un ampio numero di fonti d’informazione, i cui messaggi devono essere leggermente diversi, ma condizionare tutti allo stesso modo, così da dare la sensazione all’obiettivo di stare scegliendo di propria volontà tra diverse opzioni e programmi (basti pensare ai telegiornali, non solo danno le stesse notizie, ma, spesso, hanno anche la stessa scaletta).

CREARE "OPINION LEADERS"

L’operatore di guerra psicologica sa perfettamente che gli “opinion leaders”, hanno il potere di influire sull’opinione pubblica quanto le personalità politiche ed allora li crea. Sono quelle persone che compaiono in tutte le trasmissioni televisive e la cui fama viene costruita dai media. Vengono presentati come esperti del settore, opinionisti, ma difficile per il telespettatore dire se l’opinionista sia diventato esperto del settore perché è comparso in televisione o sia comparso in televisione perché realmente era un esperto del settore.

ATTIVARE IL MECCANISMO DELLA RIPETIZIONE.

Creata la realtà voluta l’operatore di guerra psicologica deve attivare il meccanismo della ripetizione, ovvero deve ripetere un fatto non vero così spesso da farlo diventare reale, come nel succitato caso di Al Quaeda.

OPERARE DUBUNKING.

Il debunking è una forma di manipolazione che consiste nello smontare e confutare teorie ed informazioni che vanno contro l’informazione (leggi manipolazione) ufficiale, ovvero la c.d. controinformazione.

L’opera del debunker è di fondamentale importanza per la guerra psicologica, egli opera con messaggi semplici, prevalentemente diretti a livello emotivo con ganci diretti all’inconscio, ovvero a quei pregiudizi e stereotipi inculcati sin dai tempi della scuola e rinforzati quotidianamente dai media.

Normalmente il messaggio teso a screditare la fonte di controinformazione del debunking si apre con un attacco sul piano personale, ovvero etichettando la persona con insinuazioni varie. Le principali etichette sono: bugiardo, paranoico, complottista, affetto da delirio di persecuzione, mitomane in cerca di pubblicità, Euroscettico, conservatore, nazionalista, xenofobo, razzista, fascista, sionista, antisemita, fondamentalista, comunista, ecc..

Tali parole (etichette) hanno la capacità, inserendosi in automatismi creati sin dalla scuola, di “impermeabilizzare” la nostra mente , ovvero neutralizzare a priori ogni possibile apporto ad un pensiero diverso.

Queste sono le principali tecniche di manipolazione mentale.

Ora che si conoscono le tecniche ci si può difendere. Come? Ad esempio:

- quando i media trasmettono notizie come quelle su Al-Quaeda ci si deve domandare cosa vogliono ottenere terrorizzando la popolazione. Vogliono far passare leggi che elidano ancora di più i diritti fondamentali dei cittadini? Si tratta di un “falso bersaglio”, ovvero desiderano attirare l’attenzione della massa su un fronte per operare indisturbati su un altro?

- Quando una persona in un dibattito non confuta i fatti ma si affida a frasi generiche e banali con ganci chiaramente emotivi si deve cambiare canale ed approfondire personalmente la questione. Stessa cosa si deve fare tutte le volte che qualcuno, invece di contestare nel merito un’affermazione, attacca sul piano personale etichettando l’interlocutore allo scopo di delegittimarlo;

- si deve analizzare sempre il contenuto di ciò che viene detto, ovvero verificare se si tratta solo di forma (parole inutili e stereotipi) o vi è anche sostanza, ecc…

Gli esempi potrebbero essere infiniti ma tutto si riduce, in fondo, ad una sola cosa: ci dobbiamo riappropriare della capacità di pensare.

Fonte http://paolofranceschetti.blogspot.com


I servizi segreti nell'ambito dei tre poteri dello Stato.


Ovvero: La bufala della teoria della tripartizione.

Paolo Franceschetti



Sommario. 1. Premessa. La teoria della tripartizione. 2. Come funzionano i servizi segreti in teoria. 3. Come funzionano i servizi segreti in pratica. 4. Il vero potere dello Stato: il potere economico. 5. Conseguenze e ricadute giuridiche. 6. Conclusioni e prospettive di riforma. 7. Una storia finale.




1. Premessa. La teoria della tripartizione.
Come abbiamo più volte sottolineato in questo blog, e come è noto a chi si informa da fonti non ufficiali, ogni cittadino, non solo italiano, viene bombardato di false notizie fin dall’infanzia, in modo che non abbia chiara la percezione di come funziona il mondo.
La disinformazione fa da padrona anche nell’Università, che in teoria dovrebbe essere il tempio del sapere.
Per quanto riguarda la facoltà di legge, una delle bufale che ci propinano fin dal primo anno, all’esame di diritto costituzionale, è quella della teoria della tripartizione.



Questa teoria risalirebbe a Montesquieu, e sarebbe valida ancora oggi perché lo stato moderno sarebbe fondato, secondo tutti gli studiosi concordi, sui suoi principi.

In base ad essa i poteri dello Stato sarebbero tre:
legislativo (il parlamento);
esecutivo (il governo);
giudiziario (la magistratura).

Tale teoria la troviamo trasposta anche nella Costituzione, ove la parte II si intitola infatti “Ordinamento della Repubblica”, ed è divisa in: Parlamento, Governo, Magistratura.

Questi tre poteri sarebbero direttamente riconducibili alla volontà popolare, secondo l’articolo 1 che enuncia: “la sovranità appartiene al popolo”.
Il popolo infatti eleggerebbe i rappresentanti in parlamento: i politici eletti farebbero le leggi; il governo dovrebbe eseguire le leggi; e la magistratura dovrebbe vigilare sulla corretta applicazione delle leggi.
Tutti i poteri in altre parole discenderebbero dal popolo, che sarebbe, appunto, sovrano.

Questa ricostruzione è una balla colossale per due ragioni.
Anzitutto perché in realtà il popolo non è affatto sovrano, in quanto non ha il potere di scegliere i suoi rappresentanti; le ultime leggi elettorali, infatti, hanno completamente azzerato il rapporto diretto tra eletti ed elettori.
In secondo luogo, i politici dipendono strettamente dal potere economico, e dai servizi segreti, di cui eseguono supinamente le direttive.

Se ciò che dico pare esagerato, vediamo di affrontare meglio la questione.

2. Come funzionano i servizi segreti in teoria.
I servizi segreti, in ogni paese, sono quegli organi deputati alla difesa dello Stato, con il compito di raccogliere informazioni rilevanti per il governo e il parlamento; la loro particolarità è che possono agire anche con mezzi non ortodossi, ovverosia illegali, commettendo reati. E dispongono di fondi, molti dei quali fuori da ogni controllo istituzionale.

Per capire come funzionano i servizi segreti sono fondamentali due libri: quello di Aldo Giannuli, divulgativo e di facile lettura, che ne spiega il funzionamento in teoria (sia pure con molti esempi pratici); e quello di Giuseppe De Lutiis, I servizi segreti in Italia, che traccia la storia dei nostri servizi segreti, dimostrando, dati e fatti alla mano, come tale organo abbia influenzato la politica italiana nel corso di questi ultimi decenni, a tal punto che si può affermare che sono loro il vero motore del paese.

Partiamo da una prima constatazione. I servizi segreti sono denominati in realtà “servizi di informazione”.
I loro nomi sono infatti attualmente AISE (agenzia di informazioni e sicurezza esterna) e AISI (agenzia di informazioni e sicurezza interna).

Il vero compito di un servizio segreto, infatti, non è solo uccidere, combattere i servizi segreti di altri paesi, sventare attentati, sequestrare e uccidere politici come Moro, ecc. Quella è una parte poco rilevante dell’attività dei servizi, tra le meno importanti.

L’attività principale di un servizio segreto è quella di raccogliere informazioni.
In teoria un servizio segreto (un servizio segreto vero, intendo), che sia al soldo di un governo veramente democratico, dovrebbe raccogliere informazioni su chiunque (anche semplici cittadini, perché no? nonché politici, magistrati, ma soprattutto su criminalità organizzata, terrorismo, ecc.) e poi relazionare al governo, o agli organi che lo richiedono, affinché si neutralizzino i pericoli per la democrazia e il paese.
Il compito di neutralizzare i pericoli non spetta poi al servizio segreto, ma a tre organi diversi:
1) alla polizia (quando si tratta di pericoli derivanti dalla criminalità comune),
2) all’esercito (quando il pericolo deriva da uno stato estero),
3) o al parlamento.
Ad esempio: i ministri di un governo da poco insediato, con politici magari al loro primo incarico, saranno completamente all’oscuro dei pericoli derivanti da stati esteri, del modo di agire delle varie mafie, delle cellule terroristiche presenti nel territorio, ecc.
Spetterà quindi ai servizi segreti fare relazioni sui pericoli prioritari per la sicurezza nazionale, allertare chi di dovere di eventuali infiltrati negli apparati di governo, ecc.
E in base a queste informazioni il governo deciderà poi dove e come stanziare fondi, se per la lotta alla droga, alla mafia, al terrorismo, ecc., le zone in cui operare, ecc.

In tal modo è ovvio che si influenza in modo decisivo la linea di politica interna ed esterna.

Ora, date queste caratteristiche, le loro operazioni, nelle mani giuste (cioè con i politici giusti e con le leggi giuste) possono trasformare un paese in un’oasi di sicurezza e di pace.
In uno Stato realmente democratico, ove i funzionari dei servizi fossero scelti per meriti, per lealtà allo Stato, e per onestà, il servizio segreto sarebbe un organo vitale per la difesa dei cittadini e della democrazia.

3. Come funzionano i servizi segreti in pratica.
Fin qui la teoria.
Nella pratica però inizia il problema.
Nelle mani sbagliate i servizi segreti possono trasformarsi in un micidiale strumento di morte e di sopraffazione della popolazione.
Dal momento che sono in possesso di informazioni vitali su stati esteri, criminalità interna ed esterna, cittadini, politici, aziende, ecc., possono condizionare a loro piacimento la politica del paese.

Se i servizi segreti utilizzano male il loro potere, possono distorcere le informazioni, e piegare gli organi costituzionali, siano essi il governo, il parlamento o la magistratura, ai loro scopi.

Inoltre, potendo operare nell’illegalità, e potendo trincerarsi dietro al “segreto” apposto sulle loro operazioni, possono compiere qualsiasi tipo di operazione illegale.


Qui nasce il pericolo.

Infatti il servizio segreto ha il potere di inventare pericoli inesistenti; di minimizzare il rischio derivanti da singoli settori della criminalità, ecc.
Inventando pericoli militari inesistenti possono ad esempio far affluire soldi al ministro della difesa piuttosto che a quello dell’istruzione.
Minimizzando la potenza delle varie mafie distoglieranno fondi dalle forze di polizia, ecc.
Confezionando scandali ad hoc potranno far saltare poltrone, promuovere la nomina di determinate persone; possono uccidere testimoni scomodi, possono distruggere organizzazioni politiche infiltrandole ed eterodirigendone i fini, possono ricattare.

E questo pericolo è tanto più concreto, quanto più il sistema di reclutamento dei funzionari dei servizi sia poco trasparente e corrotto; ora, dal momento che è noto il grado di corruzione a tutti i livelli, dei politici e dei funzionari pubblici in generale, va da sé che con lo stesso metodo saranno reclutati i dipendenti del servizio segreto.
Con quale risultato è facile immaginare. E’ sufficiente rammentare alcuni fatti:

- in ogni strage italiana, da Capaci, a Portella della Ginestra, passando per casi eclatanti come il sequestro Moro, c’era sempre dietro lo zampino dei servizi che – quanto meno – hanno depistato e deviato le indagini.

In alcuni casi, come quello del sequestro Moro, c’è praticamente la certezza che i servizi abbiano organizzato e condotto tutto il sequestro, come abbiamo avuto modo di vedere proprio su questo blog.

Per le stragi di Capaci e via D’Amelio, è praticamente provato che il telecomando che fece saltare in aria Borsellino fu azionato dal Cerisde di Palermo, situato a Castel Utveggio, sede dei servizi segreti; e che dalla stessa sede partì la telefonata che avvertì Brusca dell’arrivo di Falcone a Punta Raisi.
Di più. La strage di Via D’Amelio pare sia stata organizzata dai SOLI servizi segreti, senza la mafia, che si è solo presa la colpa, così come a suo tempo i brigatisti rossi si presero la responsabilità del sequestro Moro (ma è stato dimostrato che i brigatisti più noti erano in realtà uomini dei servizi).

E questi sono esempi.

In compenso non esiste una sola strage in Italia, o un solo evento importante, che i servizi segreti abbiano contribuito a risolvere, facendo arrestare i colpevoli.
Anzi. Nei vari processi per strage italiani, da Ustica a Piazza della Loggia al Mostro di Firenze, si riscontra sempre, inevitabilmente, con una precisione quasi chirurgica, la morte di tutti i testimoni chiave, degli investigatori, ecc. Sono morti per incidenti, per malori improvvisi, ecc., ma – come abbiamo trattato diffusamente in molti articoli del nostro blog – si tratta di morti effettuate con la stessa tecnica, con le stesse modalità, con la stessa tempistica, addirittura con identici simbolismi; e queste morti non sono attribuibili alla mafia, o alla criminalità organizzata in genere. Tecniche così sofisticate e precise possono essere il frutto unicamente di un lavoro effettuato dai servizi segreti.

Ricordiamo poi vicende come quella del Generale Santovito, imputato nel traffico d’armi in una vicenda che coinvolgeva OLP e BR, morto prima della sentenza.
O quella del generale dei ROS Ganzer, condannato a 14 anni per traffico di stupefacenti; poi i depistaggi dei servizi nella vicenda Toni e De Palo, ecc.
L’elenco è infinito e potrebbe continuare a lungo.

- i funzionari dei servizi corrotti, o implicati in qualche scandalo, sono stati non arrestati e degradati, come dovrebbe essere, ma addirittura promossi o collocati in posti di prestigio. Ricordiamo ad esempio il caso del generale Mori che, messo sotto inchiesta per la mancata perquisizione al covo di Riina, è stato prima nominato capo della sicurezza del Porto di Gioia Tauro, e poi capo della sicurezza del Comune di Roma, da Alemanno.

Il generale Miceli, capo del SID, arrestato per cospirazione contro lo stato, e sospettato di essere coinvolto in attentati, stragi, nel Golpe Borghese e delitti vari (in quanto faceva parte dell'organizzazione Rosa dei venti), coinvolto nella P2, fu assolto e promosso a generale d'armata. E, giusto per non farsi mancare niente, come ulteriore premio fu eletto deputato nell'MSI.

A questi dati ne dobbiamo aggiungere un altro:

- I vertici dei servizi, per anni, sono stati anche membri della P2 o della massoneria. Nella lista della P2 c'erano 22 generali dell'esercito e 12 generali dei Caraninieri. Nonché tutti i vertici dei servizi segreti, Miceli, Santovito, Pelosi, Allavena, Grassini, La Bruna.

Che significa questo?
Significa che è fortissimo il legame tra servizi segreti e massoneria. Per dirla tutta, e con parole chiare, il sospetto è che i servizi segreti dipendano in realtà non dal ministro in carica, ma dai vertici della massoneria. E che cariche, compiti, fini, siano decisi non a livello politico ma massonico.

I risultati pratici ed operativi di questa situazione possono essere riassunti con alcuni esempi.

Si deve far saltare la poltrona su cui siede Marrazzo? Ecco confezionato ad hoc lo scandalo dei trans. La firma dei servizi è inequivocabile, non solo per la tecnica usata, ma anche perché il luogo dello scandalo era quella famosa via Gradoli, dove dicono fu tenuto Moro prigioniero, che altro non è se non uno stabile di proprietà dei servizi segreti.

Si deve mandare un pesante avvertimento ad Andreotti? Ecco lì belli e pronti alcuni falsi pentiti che dichiarano pure di aver visto Andreotti baciarsi con Riina. Beninteso: non sto dicendo che le accuse mosse ad Andreotti fossero false. Sto solo dicendo che ad essere falso era in realtà il processo, perché i sospetti sulle collusioni di Andreotti con la mafia (per non dire le certezze) esistevano da molto tempo (dai tempi in cui Nando Dalla Chiesa scrisse “Delitto imperfetto”). Il punto è che le accuse sono emerse solo dopo molto tempo, e solo quando si trattava di punire Andreotti per ben altri motivi; motivi tutti interni alla massoneria internazionale, e che nulla hanno a che vedere con ragioni come legalità e giustizia.

Stessa cosa è stata fatta per Berlusconi. Le accuse di collusioni con la mafia ci sono da anni; sono note le vicende di Mangano, la condanna di Dell’Utri per associazione a delinquere di stampo mafioso, ecc., ma la notizia delle collusioni tra mafia e Forza Italia è stata sparata su tutti i giornali e sulle stesse TV di Berlusconi solo al momento giusto, quando cioè si trattava di dare un ulteriore colpo a Berlusconi, per affossarne la leadership. C’è poco da dubitare che le dichiarazioni del pentito Spatuzza (irrilevanti a livello giuridico, come abbiamo detto in un altro nostro articolo) siano un’operazione ben congegnata dei servizi.

Si deve mandare un messaggio trasversale, un ricatto, una minaccia? Ecco pronto il dossier sull’acquisto irregolare di una casa per Fini, per D’Alema, e per chiunque, detto in parole povere, rompa i coglioni.

E' nata un'organizzazione politica che si impegna troppo nel sociale? E' stato creato un centro sociale che potrebbe attivarsi troppo per far capire alla gente come funziona il sistema?
Ecco inviati un bel po' di infiltrati dei servizi, che in poco tempo distruggono l'organizzazione, o la rendono innocua uccidendo o mettendo fuori gioco i membri più pericolosi. Qualche esempio pratico? Eccolo.

Forza Nuova ha un programma troppo smaccatamente antisistema e troppo pericoloso? Ecco belli pronti e confezionati degli articoli di giornale che li presentano come razzisti e fascisti; ecco confezionato qualche bell'incidente che coinvolga i forzanovisti, magari con qualche morto (come quello di Nicola Tommasoli) in modo che la gente associ il nome di Forza Nuova a quello di razzisti assassini. Non a caso Forza Nuova è l'unico movimento che si batte avendo tra i 9 punti del suo programma ufficiale l'abolizione dei servizi segreti.

Il centro sociale Leoncavallo è troppo attivo? Ecco qui belli e pronti incidenti stradali per i più pericolosi:
- un bel suicidio per l'avvocato del Leoncavallo, Lucio Yassa;
- una morte tra le fiamme, per Betty Altomare;
- un assassinio per Fausto e Iaio (ovviamente attribuito ai fascisti), ecc.
- Se poi qualche giornalista, come Mauro Brutto, inizia a sospettare che dietro ai due omicidi non ci sono i fascisti, ma i servizi segreti, no problem: lo si fa investire da una Simca 1100 che toglie di mezzo il rompicoglioni.

Delle morti sospette nei centri sociali ne abbiamo parlato più diffusamente qui.:

http://paolofranceschetti.blogspot.com/2009/01/lettere-da-una-lettrice-sui-centri.html

L’immenso potere dei servizi spiega, ad esempio, come possa essere eletto parlamentare un politico come D’Elia, che si è fatto venti anni di galera per aver ucciso a sangue freddo un poliziotto; non perché – come ha detto il prode difensore dei deboli Bertinotti – è un uomo che ha pagato il suo debito con la giustizia, ma perché era un uomo dei servizi, che ha agito sotto copertura, e che poi è stato premiato per il “servizio” reso ai “servizi”.

4. Il vero potere dello Stato: il potere economico.
A questo punto però c’è da rispondere ad una domanda fondamentale.
A chi rispondono i servizi?
Se è vero infatti che sono questi l’organo più potente dello Stato, è anche vero che essi non hanno finalità proprie, ma dipendono a loro volta da altri poteri.
Per rispondere occorre conoscere la storia, il diritto, e la cronaca giudiziaria, per capire che sono tre gli enti cui fanno realmente capo i servizi, ma nessuno di essi è un organo regolare.
Andiamo con ordine.

Dal punto di vista giuridico, occorre leggere la nostra Costituzione e alcune leggi che riguardano gli organi statali più importanti, e allora è facile individuare la prima risposta: le banche. Senza leggere teorie complottiste o autori notoriamente antisistema, è sufficiente leggere la legge con cui viene regolato il funzionamento della Banca D’Italia e della BCE, per capire che sono le banche i veri padroni del sistema in cui viviamo (capisaldi di questa legislazione delirante sono: le immunità di cui godono gli amministratori della BCE, la completa indipendenza da parlamenti e governi, e il totale assoggettamento delle banche centrali al potere delle banche private anche estere).

Dal punto di vista storico, un’analisi dei rapporti tra il nostro Stato e gli USA ci fa capire che noi siamo uno Stato a sovranità limitata, nel senso che dipendiamo sia economicamente sia dal punto di vista militare dagli USA, quindi dalla CIA. Lo dimostrano, a tacer d’altro, le innumerevoli basi NATO sparse sul territorio nazionale, che sarebbero impensabili in uno Stato veramente sovrano.

Infine, la cronaca giudiziaria – che ha dimostrato come i vertici dei servizi per decenni fossero tutti scelti all’interno della P2 – ha dimostrato che l’ente più potente, che comanda direttamente i servizi segreti, è un ente non statale: la massoneria.

Massoneria, banche e servizi segreti costituiscono quindi un connubio indissolubile, e sono portatori di interessi unitari; interessi che vengono perseguiti tramite i servizi segreti, che sono quindi un organo non al servizio del nostro governo (spesso i ministri in carica non sanno neanche come funzionano nella pratica, i servizi) ma al servizio del potere economico internazionale.
A tal proposito mi ricordo un colloquio che ebbi con l’onorevole Falco Accame, tempo fa, il quale mi disse che all’epoca in cui fu nominato sottosegretario alla Difesa, passando per gli uffici della Difesa notava degli uffici con scritto “Ufficio SB”; racconta che con alcuni suoi amici, non sapendo di cosa si trattasse, e non riuscendo a capire quali funzioni avessero questi uffici, ironizzava su di essi e li chiamavano “uffici servizi bassi”. Solo dopo molto tempo capì che era “ufficio Stay Behind”: Gladio, insomma.

5. Conseguenze e ricadute giuridiche.
In altre parole, e concludendo, viviamo in un paese ove l’organo più delicato e potente dello Stato non ha alcuna garanzia costituzionale e opera fuori da ogni controllo e al soldo di poteri che non sono affatto previsti dalla Costituzione.
Le ricadute di questa situazione dal punto di vista giuridico sono molteplici.

Primo. La sovranità non appartiene al popolo, ma al potere economico. Non a caso la sovranità monetaria, una delle più importanti forme di sovranità statale, è in mano alle banche private.
Se ne va a farsi benedire quindi l’articolo 1 della Costituzione.

Secondo. Il diritto all’informazione è una vana chimera. La verità è che le informazioni sono filtrate, manipolate, condizionate dai servizi segreti. Talvolta le notizie non sono semplicemente manipolate: sono addirittura create ad hoc (si pensi al falso dossier sulle famigerate armi chimiche inesistenti di Saddam Hussein, preparato dal nostro governo, che fu – ufficialmente – la scintilla che fece scoppiare la guerra in Iraq).
Viene vanificato cioè l’articolo 21 della Costituzione.

Terzo. Il diritto alla giustizia è, nei casi più gravi, nulla più che una chimera. I processi più importanti sono manipolati in modo da lasciare impuniti i colpevoli, in quanto la giustizia viene condizionata in vario modo, dall’uccisione dei testimoni alla corruzione dei magistrati, fino all’eliminazione fisica di magistrati, poliziotti o carabinieri che conducono seriamente le indagini.
Come abbiamo detto, è da spiegare nell’intervento costante dei servizi segreti in ogni strage italiana, nonché nei delitti più importanti, il motivo della mancata assicurazione alla giustizia dei responsabili.
In poche parole, viene reso come carta straccia tutto il titolo IV della Costituzione, dedicato alla magistratura.

Quarto. Una chimera senza fondamento è l’articolo 28, secondo cui i funzionari dello Stato sono direttamente responsabili degli atti compiuti in violazione di diritti.
La recente legge sui servizi segreti, infatti, la L. 124/2007, ha addirittura rafforzato la possibilità per i dipendenti di questi organi, la possibilità di commettere reati e l’impunità per la loro commissione.
Quindi la verità è che ad essere responsabili saranno tutt’al più alcuni dipendenti pubblici in settori non vitali della Repubblica; ma i funzionari che ricoprono incarichi più delicati potranno fare quello che vogliono, sicuri della totale immunità.


6. Conclusioni e prospettive di riforma.
La situazione che abbiamo delineato sembrerebbe drammatica ma non lo è così tanto, sol che si pensi che la nostra nazione è diventata democratica da poco più di un secolo; e la monarchia è scomparsa definitivamente solo dal ’47 in poi.

Poco più di sessanta anni non possono garantire un passaggio da millenni di stato assoluto ad uno stato democratico. Per far questo ci vorranno ancora molti decenni, molto sangue, molte ingiustizie.
Presa coscienza del problema, i primi progetti politici seri dovranno essere quelli di una riforma dei servizi in senso democratico, dando a questo organo delle garanzie costituzionali; riforma non disgiunta da una completa revisione della Costituzione, in modo che siano veramente assicurati i diritto fondamentali ad ogni individuo.

In particolare, sarà necessario adeguare sempre di più i servizi a quel principio di trasparenza che, in teoria, dovrebbe permeare tutto il sistema amministrativo italiano, ricordandoci che anche tali organi sono pur sempre organi amministrativi, soggetti alle regole del diritto costituzionale e amministrativo.

Per ora, noi cittadini dobbiamo accontentarci di capire il sistema, sperando che sensibilizzando un numero maggiore di persone, venga presto il giorno in cui saranno in molti a chiedere una riforma dei servizi segreti, per trasformarli in un organo realmente a difesa del cittadino.
Tale trasformazione dovrebbe essere chiesta anche dagli appartenenti ai servizi stessi, perché i primi a pagare il prezzo di questo sistema sono i dipendenti dei servizi stessi, che – vivendo nell’illegalità e nell’ombra – possono essere uccisi da un momento all’altro quando giudicati scomodi per qualche motivo, o quando siano portatori di segreti troppo pericolosi.
Per esemplificare la drammatica situazione in cui vivono i dipendenti dei servizi stessi, concludo con il racconto di un mio amico di infanzia, il cui padre era un funzionario dei servizi segreti. All’età di dodici anni gli uccisero il padre, e la cosa – manco a dirlo – fu fatta passare per suicidio. In quello stesso periodo si “suicidarono” altri due funzionari dei servizi nel paese in cui viveva, Bracciano.

7. Una storia finale.
Per esemplificare la drammatica situazione in cui hanno sempre vissuto i dipendenti dei servizi stessi, concludo con il racconto di un mio amico di infanzia, che per comodità potremmo chiamare Giulio, Adriano o Cesare.
Il padre era un funzionario dei servizi segreti durante gli “anni di piombo”.
All’età di dodici anni perse il padre, secondo quella che definirei una “moda intramontabile”, ovvero il suicidio. Naturalmente, con il passare del tempo e l’aumento di queste morti a dir poco sospette, la storia ufficiale ha riconosciuto, con un abile gioco di parole, che non “si suicidarono” ma “furono suicidati”. D’altronde – mi racconta Giulio – era in corso una vera e propria guerra, nella quale era difficile comprendere quali fazioni fossero al servizio dello Stato e quali invece fossero “deviate”, tanto che fin troppo spesso questa verità era ignota anche agli stessi agenti.
Il trasferimento da un nuovo incarico, anche di maggior prestigio, non rappresentava quasi mai una promozione, ma solo la morte di un collega: per questo, appena giunta la notizia del richiamo in patria, il padre di Giulio comprese immediatamente la situazione. Sapeva che sarebbe morto e ne rese partecipe la famiglia, cercando di prepararla alle difficili situazioni che sarebbero seguite.
Purtroppo al peggio non c’è limite e neanche il momento di maggior dolore è in grado di allontanare la “guerra” dai superstiti, i familiari, vittime anch’essi di questi giochi di potere. La storia delle famiglie di almeno un’ottantina di fedeli servitori dello Stato è stata sempre la stessa:
- sequestro dei corpi ed esami autoptici condotti da medici legali “autorizzati”;
- perquisizioni effettuate tra i parenti in lacrime, finalizzate alla ricerca di armi, documenti ed effetti personali;
- funerali blindati, ai quali non è mai intervenuta nessuna autorità, né alcun collega;
- blocco dei conti bancari noti ed insabbiamento delle pratiche pensionistiche, qualora una famiglia osi chiedere il riconoscimento della morte in servizio o per cause inerenti il servizio: in questo caso, nell’ottica che infangare è più semplice che premiare (ovvero spiegare al popolo fatti oggettivamente scomodi), sono stati versati fiumi di veleno che giustificassero quanto avvenuto. Il padre di Giulio, come gli altri, fu descritto come uno che aveva avuto relazioni extraconiugali, debiti, che amava la bella vita, le auto di lusso e le donne: al tempo stesso però, la sera era sempre rientrato a casa, giocava con i figli e non litigava mai con la moglie. Aveva un orticello dove coltivava la terra, trascorreva le poche giornate libere con la famiglia e gli amici, e Giulio non vide mai queste belle donne e queste macchine.
Fortunatamente però le giornate duravano solo 24 ore anche per gli agenti dei servizi segreti, e quindi Giulio non credette mai a quanto veniva riportato dai giornali. Sua madre, una donna dal carattere molto forte e legata al marito da un amore indissolubile, gli ricordò quanto aveva detto suo padre ed intraprese la strada più difficile, passando attraverso tutte le tappe, tra ricatti, difficoltà economiche e minacce di morte.
Ad ogni loro mossa venivano avvicinati da uno sconosciuto che gli consigliava di salutarsi, perché magari Giulio non sarebbe tornato da scuola o non avrebbe trovato la madre al suo ritorno. Ogni mattina Giulio trovava sul cammino da casa a scuola uno sconosciuto che gli diceva "Bambino, saluta tua madre, perché non sai se la rivedrai al tuo ritorno". Con questo stato d’animo, Giulio veniva a scuola senza raccontare a nessuno quel che gli succedeva, perché non avrebbero capito.
In questa situazione hanno vissuto e vivono tuttora molte famiglie di persone che sono morte credendo di fare qualcosa di buono per lo Stato; credendo che il loro lavoro servisse per un fine più nobile di uno sporco gioco di potere.



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A Giulio, che ho rincontrato dopo oltre venti anni e che è rimasto come allora. Quando eravamo adolescenti dicevo spesso “mi sta molto simpatico ma nasconde qualcosa. Ride troppo e scherza troppo”.
Oggi ho capito cosa nascondeva.
Che il sacrificio di tuo padre in futuro si trasformi in energia positiva e possa essere un piccolo contributo per un miglioramento futuro della nostra società.
E che questa carneficina possa finire un giorno.

Fonte
http://paolofranceschetti.blogspot.com