martedì 16 marzo 2010



Big Pharma & Cancro

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Tratto da:

KANKROPOLI
La mafia del cancro

di

Alberto R. Mondini


LA RICERCA UFFICIALE

Iniziamo a vedere cosa realmente viene fatto a chi OGGI si ammala di cancro. Nella stragrande maggioranza dei casi si usano, dove è possibile, unicamente tre metodi: l'asportazione chirurgica, la chemioterapia e l'irradiazione. Il primo rimedio è del tutto inutile, perché il tumore non è che lo stadio finale e più visibile di una situazione patologica che coinvolge tutto l'organismo. Pertanto, dopo l'asportazione, la recidiva è quasi la regola, in quanto le difese del paziente saranno ulteriormente indebolite dal trauma delle ferite, dall'intossicazione dell'anestesia, dagli antibiotici e dagli altri medicinali. Gli altri due metodi si basano sul fatto che le cellule cancerose sono più deboli di quelle sane, pertanto, sotto l'azione di veleni o di radiazioni ionizzanti, sono le prime a morire.

Questa constatazione porta però a una delle pratiche più insensate della storia della medicina: avvelenare ed irradiare il paziente per guarirlo! Anche la persona meno informata, riesce a comprendere che guarigione significa miglioramento della salute.

Nessuno pensa che l'inquinamento, gli esperimenti atomici o l'incidente di Chernobyl siano i provvidenziali vantaggi dei nostri tempi per mantenerci sani. Nei fatti, anche con la chemioterapia e l'irradiazione, dopo un iniziale, apparente successo, il malato, con il sistema immunitario massacrato, indebolito nel corpo e nella mente, svilupperà generalmente in breve tempo un nuovo tumore, questa volta ancor più difficile da curare. Eppure, specialmente negli ultimi mesi, in occasione dei vari dibattiti sulla cura Di Bella, avrete sentito fior di luminari, illustri primari, grandi ricercatori, sostenere che le critiche alle attuali terapie oncologiche non hanno ragione di esistere, che la medicina ha fatto enormi passi in avanti, che le percentuali di guarigione sono già oggi nell'ordine del 50% e che tale percentuale è in fase di crescita. In conclusione, la medicina sta facendo il proprio dovere ed i soldi assegnati alla ricerca hanno dato i frutti sperati.

Nella prima edizione di questo dossier, vi abbiamo presentato decine di articoli, tratti dai principali quotidiani e settimanali italiani, in cui si presentavano grandi scoperte contro il cancro ed alte percentuali di guarigione che verrebbero assicurate dall'impiego di nuove sostanze antitumorali. Vi citiamo semplicemente i titoli, gli articoli questa volta ve li risparmiamo; d'altronde in due anni ne avremmo potuti raccogliere di nuovi, così come avremmo potuto presentarvi quelli di cinque o dieci anni fa. Il tono sarebbe stato sempre lo stesso: la ricerca sta facendo grandi progressi.

  • Il Giorno, 22 aprile 1993. Presentato all'ospedale di Niguarda un rivoluzionario sistema. Lotta contro il cancro: tempi ridotti, cure più efficaci e riduzione dei ricoveri.

  • L'Espresso, 25 aprile 1993. Due vaccini antitumore creati in Inghilterra.

  • Notiziario A.I.R.C., ottobre 1995. Radiazioni e tumori: il futuro è l'adroterapia.

  • Medical Tribune n. 2, 20 gennaio 1992. Vaccino anticancro.

  • Medical Tribune n. 32, 19 ottobre 1992. Cellule LAK e TIL all'attacco del tumore.

  • La Stampa TuttoScienze, 12 gennaio 1994. Tumore, ti rigetto. Autodifesa con vaccini sperimentali.

  • Come stai, News, ottobre 1996. Contro il melanoma si sperimenta un vaccino.

  • La Stampa TuttoScienze, 11 agosto 1993. Due geni antitumore.

  • La Repubblica-Salute, 7 novembre 1996. Cancro un nuovo farmaco.

  • Minerva Medica vol. 84, 1993. Antitumorali: il nuovo farmaco vince anche i resistenti.

  • Corriere della Sera Inserto Salute, 17 giugno 1991. Prodotto in laboratorio l'anticancro del tasso.

  • Medical Tribune, n. 37 23 novembre 1992. Dalle foglie di Taxus l'arma antitumorale.

  • L'Unità, 31 marzo 1993. Una sostanza ingabbia le cellule tumorali.

  • La Repubblica-Salute, 26 settembre 1996. Quella vitamina combatte i tumori.

Vediamo ora quali sono, in realtà, i grandi progressi che da alcuni anni la scienza sta compiendo nel campo della lotta ai tumori.

Riunione del settembre 1994 del President's Cancer Panel "Tutto sommato, i resoconti sui grandi successi contro il cancro, devono essere messi a confronto con questi dati" aveva detto Bailar, indicando un semplice grafico che mostrava un netto e continuo aumento della mortalità per cancro negli Stati Uniti dal 1950 al 1990. "Torno a concludere, come feci sette anni fa, che i nostri vent'anni di guerra al cancro sono stati un fallimento su tutta la linea. Grazie."

Chi è questo personaggio che esprime idee così eretiche, un medico alternativo? Un ciarlatano, come è stato definito Di Bella? Un guaritore che approfitta dei poveri malati? Uno che non conosce le percentuali di guarigione?

Niente di tutto questo. Risulta difficile definire ciarlatano o incompetente, John C. Bailar III, insigne professore di epidemiologia e biostatistica alla Mc Gill University, uno dei più famosi esperti di oncologia degli Stati Uniti e dell'intero pianeta. Non parlava del resto ad una platea di sprovveduti; il President's Cancer Panel è nato in conseguenza del National Cancer Act, un programma di lotta contro il cancro, firmato dal presidente americano Richard Nixon il 23 dicembre 1971 e per cui si sono spesi fino al 1994 ben 25 miliardi di dollari. I dati relativi alla situazione della lotta al cancro vengono forniti direttamente al Presidente degli Stati Uniti.

La conclusione principale di Bailar, con cui l'NCI (National Cancer Institute) concorda, è che la mortalità per cancro negli Stati Uniti è aumentata del 7% dal 1975 al 1990. Come tutte quelle citate da Bailar, questa cifra è stata corretta per compensare il cambiamento nelle dimensioni e nella composizione della popolazione rispetto all'età, cosicché l'aumento non può essere attribuito al fatto che si muore meno frequentemente per altre malattie.

La mortalità è diminuita per tumori quali quelli del colon e del retto, dello stomaco, dell'utero, della vescica, delle ossa, della cistifellea e dei testicoli. La mortalità per cancro nei bambini si è quasi dimezzata fra il 1973 e il 1989, in gran parte grazie alle migliori terapie. Tuttavia, dato che i tumori infantili erano comunque rari, questo miglioramento - e quello più lieve registrato nei giovani adulti - ha avuto solo un effetto assai ridotto sul quadro generale. In totale, gli incrementi della mortalità per cancro sono circa il doppio delle riduzioni.


Edward J. Sondik, esperto di statistica dell'NCI, sostiene che vi sarebbe un aumento di oltre il 100 per cento dei casi di cancro del polmone nelle donne fra il 1973 e il 1990. Anche il melanoma e il cancro della prostata hanno avuto incrementi considerevoli, di oltre l'80 per cento, in quel periodo. L'elenco delle patologie la cui incidenza sembra in aumento comprende anche il linfoma non-Hodgkin, il mieloma multiplo e i carcinomi della mammella, del rene, del fegato e del cervello. Sondik ha concluso che l'incidenza totale del cancro è aumentata del 18 per cento fra il 1973 e il 1990. Secondo l'NCI alcuni tumori infantili, fra cui la leucemia linfocitaria acuta e i tumori del cervello e del sistema nervoso, stanno diventando più comuni.

"Nessun esperto del settore può continuare a credere che dietro l'angolo vi sia necessariamente tutta una serie di magnifiche terapie contro il cancro in attesa di essere scoperte" asserisce Bailar ribadendo di averne abbastanza della continua sfilata di notizie sensazionali che fanno credere che una cura risolutiva stia per essere messa a punto.

Le chemioterapie esistenti, nonostante i progressi, sono ancora armi a doppio taglio. Alcuni dei trattamenti per il linfoma e la leucemia inducono altri tumori, dopo il completamento della terapia per la malattia originaria. Nel 1984 l'NCI proclamò con grande risonanza che si proponeva l'obiettivo "raggiungibile" di dimezzare le morti per cancro (rispetto al 1980) entro il 2000. Da allora l'istituto non ha fatto commenti sul fatto che l'obiettivo si è andato sempre più allontanando di anno in anno.

Bailar: "E se non fossero possibili ulteriori progressi significativi con la chemioterapia? E' da anni che ci diamo da fare, ma non è così che si risolverà il problema del cancro ... Gli oppositori stanno attaccando uno studio sulla prevenzione del cancro della mammella con tamoxifen, perché si sa che questa sostanza induce tumori epatici e dell'endometrio." (La speranza è che il tamoxifen prevenga più tumori di quanti ne causi. n.d.a.)

Tratto da "Evaluating the National Cancer Program: An Ongoing Process. President's Cancer Panel Meeting, September 22, 1993. National Cancer Institute, Bethesda, Md, 1994".
Pubblicato su LE SCIENZE, n° 307, marzo 1994.

Non notate una "leggera" disparità tra i dati che avete letto ora e le statistiche trionfalistiche che avete sentito dai famosi clinici italiani? Forse può dipendere dal lasso di tempo intercorso, in fondo questi dati risalgono al 1993, magari la situazione è notevolmente migliorata.

Vediamo allora cosa afferma Bailar nel 1997 su New England Journal of Medicine, una delle più prestigiose riviste mediche a livello mondiale. "La guerra contro il cancro è lontana dall'essere vinta. L'efficacia dei nuovi trattamenti contro il cancro sulla mortalità è molto deludente." Il Giornale - Inchiesta sul cancro n° 1.


Se non siete ancora convinti, o semplicemente desiderate ulteriori dati, eccone altri due.

Il primo è la vasta indagine condotta per 23 anni dal Prof. Hardin B. Jones, fisiologo presso l'Università della California, e presentata nel 1975 al Congresso di Cancerologia, presso l'Università di Barkeley. Oltre a denunciare l'uso di statistiche falsificate, egli prova che i cancerosi che non si sottopongono alle tre terapie canoniche sopravvivono più a lungo o almeno quanto chi riceve queste terapie. Come dimostra Jones, le malate di cancro al seno che hanno rifiutato le terapie tradizionali, mostrano una sopravvivenza media di 12 anni e mezzo, quattro volte superiore a quella di 3 anni raggiunta da coloro che si sono invece sottoposte alle cure complete.

Il secondo caso riguarda uno studio condotto da quattro ricercatori inglesi, pubblicato su una delle più importanti riviste mediche al mondo: The Lancet del 13-12-1975 e che riguarda 188 pazienti affetti da carcinoma inoperabile ai bronchi. La vita media di quelli trattati con chemioterapia completa fu di 75 giorni, mentre quelli che non ricevettero alcun trattamento ebbero una sopravvivenza media di 220 giorni.

Anche se sono passati vent'anni e le sostanze usate in chemioterapia sono molto diverse, è ragionevole pensare che oggi delle ricerche simili darebbero gli stessi risultati, se non peggiori; infatti, da allora, le morti per cancro sono ulteriormente aumentate.

DOVE FINISCONO LE VOSTRE OFFERTE

Un episodio molto interessante è la situazione che emerge da un articolo pubblicato su La Stampa nel 1994 (Ombre sulla Lega Tumori. "Fa affari, non prevenzione" p. 13). Il soggetto in questione, in questo caso, è la Lega Tumori, una di quelle associazioni che non incontrano difficoltà a reperire fondi pubblici e privati, disponibilità di personale medico e non, sponsor e benefattori, con la motivazione della necessità di sostenere la ricerca contro il cancro. Ebbene il sottosegretario alla Sanità, Publio Fiori, bocciò il bilancio di previsione '93 della Lega Tumori, sostenendo una grave accusa: più del 90% delle spese non veniva destinato alla ricerca o alla cura dei tumori, ma all'investimento immobiliare e mobiliare. L'accusa dell'onorevole Fiori, veniva supportata da cifre di per sé eloquenti: la sede centrale aveva destinato una minima parte dei mezzi finanziari di cui disponeva, al raggiungimento degli obiettivi istituzionali, equivalenti a 810 milioni (nemmeno un miliardo!), mentre ben 9.360 milioni (quasi 10 miliardi!) sarebbero stati spesi per investimenti patrimoniali. Fiori sottolineava che la Lega Tumori "tiene in piedi un'organizzazione che assorbe costi amministrativi ammontanti a circa 2 mila milioni, dedita per la maggior parte ad investire in operazioni finanziarie, consistenti in prevalenza in acquisto o rinnovo di titoli di Stato". Una terapia veramente innovativa per la cura del cancro, la speculazione in titoli! Bocciati come benefattori, non sembrano abili neppure come amministratori, poiché, da un cospicuo patrimonio immobiliare, riuscivano ad ottenere un rendimento annuo di soli 3 milioni.

L'onorevole Fiori ha evidenziato nell'analisi che erano ben 745 i milioni di interessi attivi che la Lega Tumori era riuscita a raggiungere in un anno. Gli altri dati, come per esempio i 2,3 miliardi di immobilizzazioni tecniche ed i 10,1 miliardi di partecipazioni e valori mobiliari, comprovano la validità delle accuse mosse dal parlamentare. E dimostrano in quali amorevoli mani sia, in realtà, affidata la cura dei malati di cancro!

Se dopo tutto questi fatti, che purtroppo riguardano anche altri Paesi, ci soffermiamo a confrontare i dati forniti dall'americano N.C.I. ed i finanziamenti investiti inutilmente in tutti questi anni, ne segue una valutazione immediata: non hanno ragione d'essere le lamentele di Garattini sugli scarsi finanziamenti, perché meglio sarebbe per lo Stato italiano, non solo non stanziare più di quanto non abbia già fatto finora, ma anzi esigere un reale, quanto dettagliato e costante resoconto pubblico del procedere delle ricerche e dei risultati conseguiti. Sembra però alquanto difficile pensare che possa prendere una simile decisione uno Stato succube delle multinazionali farmaceutiche.

Non pare azzardata l'ipotesi di chi sospetta che, in tutta questa attività di millantata pubblica (?) utilità, ci sia quanto meno una parvenza di interesse privato. Soprattutto alla luce di alcune affermazioni che sono state fatte dalla Guardia di Finanza di Roma, quando ha scoperto persino un'intensa attività di sperimentazione clinica negli ospedali della capitale su pazienti ricoverati. Il Coordinamento per i Diritti dei Cittadini ha infatti rimarcato come "uno degli aspetti più inquietanti sarebbe quello che riguarda i finanziamenti da parte delle case farmaceutiche alle strutture pubbliche che, come prevede la legge, pagano le spese delle sperimentazioni cliniche, oltre al fatto che la ricerca è sostanzialmente orientata solo su quei prodotti che possono garantire un vasto mercato" (L'Indipendente, 19 marzo 1996).

Che dire della Francia, dove la Lega nazionale contro il cancro è stata accusata di manipolazioni finanziarie, vedendo coinvolti il presidente ed alcuni ricercatori? I finanziamenti della Campagna nazionale, vanno dai 60 ai 500 franchi francesi per persona, fino alle centinaia di milioni di franchi che pervengono dai suoi tre milioni di aderenti, cittadini in buona fede, ma evidentemente male informati, che credono davvero di contribuire alla vittoria sul cancro con un'offerta, oltre tutto deducibile dalle tasse. Il presidente incriminato è Jacques Crozemarie, dottore honoris causa di una sconosciuta facoltà americana di Charleston, per giunta consigliere della Direzione generale del CNRS per la Ricerca sul cancro. Questa persona ha incassato in tre anni, dal '90 al '93, dai 600 ai 700 mila franchi annui, a titolo di onorario, da una società americana di New York, la Andara, la cui presidente è socia del presidente di un'altra società, che fornisce la carta all'ARC per le sue pubblicazioni, ora sotto inchiesta della Corte dei Conti francese. Ancora più interessante risulterebbe il fatto che il sovvenzionatore di Crozemarie, risulti essere un recapito postale, senza alcuna attività alle spalle (Orizzonti della Medicina, n. 67, giugno 1996, p. 8).

Ed ecco le dichiarazioni di Ivan Cavicchi, a quel tempo coordinatore del settore Sanità della Cgil, apparse su Panorama del 14 novembre 1993 e riferite dalla pubblicazione Flash-News n° 41, in cui afferma quanto segue: "Un sistema marcio e corrotto, di cui Poggiolini era solo il guardaportone. Qui c'è la complicità dei ministri De Lorenzo in testa, ma anche del Consiglio Superiore della Sanità, dei luminari del Comitato bioetico, dei professori foraggiati dall'industria farmaceutica: un'intera organizzazione finalizzata a fare soldi sulla pelle dei cittadini". Parole pesanti come macigni; ci aspettavamo delle smentite o delle querele. In effetti Cavicchi non è più responsabile del settore: è stato promosso, è passato alla Farmindustria!

MEDICINA, SOLDI E POTERE

Non vogliamo riproporre certamente in questa sede tutto l'insieme di false speranze, propalate in ogni occasione possibile e su ogni mezzo di comunicazione disponibile ad un'opinione pubblica per lo più ignara, almeno fino a qualche anno fa, ora meno sprovveduta e pronta a chiedere spiegazioni dettagliate e notizie precise. Ma, per poter comprendere la seconda parte del dossier, oltre che per dovere di cronaca e di informazione, occorre dare testimonianza ricordando almeno le principali perle diffuse in questi anni di intensa e dispendiosa ricerca!

Mi si permetta di aprire questa parte con due articoli per certi versi complementari, anche se tanto diversi fra loro. Anzitutto il primo, davvero curioso se calato nel generale tono di consenso che circonda gli eminenti baroni di qualsivoglia settore della medicina. Il riferimento è alla contro denuncia del dottor Umberto Marini, responsabile nazionale della CIMO, uno dei maggiori sindacati dei medici ospedalieri, in replica alla prima denuncia ad opera di Silvio Garattini, direttore dell'Istituto Negri di Milano (L'Indipendente, 21-22 aprile 1996, p. 7, "Questa medicina senza scuola" di Ippolito Negri). Marini attacca andando a briglia sciolta. Non c'è nulla di cui meravigliarsi se i nuovi medici si danno alla medicina alternativa, in quanto questo settore rappresenta, a sentire Marini, ancora un mercato aperto a possibilità di lavoro. E aggiunge: "L'importante è che non ciuccino risorse comuni, che non sottraggano risorse importanti ad un sistema che già fa acqua, come hanno fatto certi ricercatori che non hanno trovato mai nulla". E' fin troppo palese l'attacco ad un personaggio come Garattini. "Certo - dice Marini - non mi risulta che abbia mai trovato una molecola. Ha fatto tanti studi e tante chiacchiere, succhiando risorse colossali alle industrie e al sistema pubblico. Ha contribuito alla crisi dell'industria farmaceutica con il risultato che oggi il sistema sanitario risparmia 3-4 mila miliardi sui farmaci, ma lo Stato ne spende di più per i disoccupati e i cassintegrati dell'industria farmaceutica. Senza contare che la ricerca italiana è completamente bloccata, e il danno sarà valutabile tra dieci anni". Marini prosegue nel suo attacco al boss sanitario: "Le uniche aziende che non si sono prese cura di quel che diceva Garattini sono le multinazionali: non vendono più in Italia, vendono all'estero, per loro non è un problema. così andiamo a cercare i farmaci in Svizzera e in Francia. Le multinazionali continuano a fare anche i congressi a cui portano anche i medici italiani, solo che li fanno all'estero, in Canada, in Sud America. Ma il problema vero è che non abbiamo più una ricerca italiana".

Il secondo invece è tratto dall'organo ufficiale dell'Ordine dei Medici di Torino ed è firmato sia dal presidente dello stesso Ordine, Michele Olivetti, sia dal preside della facoltà di medicina, Francesco Di Carlo. In esso si legge quanto segue: "La medicina moderna è andata progressivamente costituendosi negli ultimi tre secoli come una scienza naturale, tanto da rappresentare oggi "scienza sperimentale" nel senso più compiuto del termine. Pertanto appare oggi del tutto inaccettabile l'attuazione di qualsiasi pratica terapeutica che non trovi i propri presupposti nelle conoscenze biomediche più saldamente acquisite e che non abbia avuto il supporto di una sufficiente sperimentazione biologica e clinica. Attualmente le pratiche comunemente ed impropriamente indicate come medicina alternativa e/o complementare, si presentano avulse dal corpo delle conoscenze biomediche scientifiche universalmente accettate. (...) In ogni caso a tutela del superiore interesse della salute pubblica, si ricorda come sia grave responsabilità il sottrarre i pazienti a terapie di efficacia scientificamente dimostrata e consolidata dall'uso per sottoporli alla adozione di pratiche alternative". (Torinomedica, luglio-agosto 1996).

E' davvero interessante questo confronto fra il libero sfogo di un medico, stanco di forme di potere prevaricatore della libertà di ogni individuo, e d'altro canto la "libera" imposizione di un'unica scelta terapeutica stabilita dalla medicina cosiddetta ufficiale, perché ci introduce in quel clima di lunghi coltelli che caratterizza il mondo della medicina e della ricerca in particolare, che elimina dal panorama, e nemmeno troppo metaforicamente, tutto quanto ostacola la ragione primaria della ricerca stessa: trovare e raccogliere soldi, non certo la salute del cittadino. Se così non fosse, non si giustificherebbero nemmeno le massicce campagne per la raccolta di fondi poi dirottati, come abbiamo visto prima, ad altre destinazioni e che solo in minima quantità servono a far camminare la ricerca.

Viene da chiedersi perché tutta questa disponibilità si abbia in maniera così sovrabbondate per le terapie più costose, mentre quelle più economiche vengano boicottate, i ricercatori denigrati, osteggiati, allontanati e spaventati con ogni mezzo; per non dire poi dei pazienti che vengono per lo più ricattati dagli ambulatori o dai reparti ospedalieri con il timore che, qualora dichiarino di adottare terapie alternative, rischino di trovarsi sbattuti in mezzo alla strada, dimostrando come sia labile la memoria dei medici in merito al famoso giuramento di Ippocrate che impone la cura gratuita a chiunque ne faccia richiesta o dimostri di averne bisogno. Ah già, ce ne stavamo quasi dimenticando: Ippocrate era (per forza di cose visto che la sintesi chimica non era ancora nata) un medico alternativo e, anche se è il vero padre fondatore della medicina, è meglio passare sotto silenzio quello che ha insegnato e che - guarda caso! - vale ancora oggi per la medicina naturale!

LE STATISTICHE TRUCCATE

Come si possono conciliare i "brillanti risultati della terapie antitumorali" ed i "notevoli progressi compiuti dalla ricerca" con i dati che continuano ad indicare un aumento dei numeri di decessi per cancro?

Dopo questo caleidoscopio di notizie, di dati, di ricerche, di scoperte, per poterci avviare ad una prima conclusione, dobbiamo prima di tutto esaminare la situazione REALE delle terapie per tumori.
Secondo l'oncologia ufficiale le possibilità di guarire oggi dal cancro sono almeno del 50 per cento, contro il 20 per cento del 1930. "Un tumore su due oggi è curabile", La Stampa TuttoScienze, 12-4-1995 (in realtà questo è solo un esempio, siffatte affermazioni potete trovarle su qualsiasi quotidiano, o sentirle al primo dibattito televisivo).

Il primo dato da chiarire è che, ufficialmente, viene considerato caso di cancro curato quello in cui il paziente sopravvive almeno cinque anni dalla prima diagnosi. Pensate: una persona si ammala di tumore, gli propinano tutte le cure e, attraverso lunghi periodi di sofferenze, muore cinque anni ed un giorno più tardi. Evviva! è stato un grande successo della medicina!

Il secondo dato, che dovrebbe saltare immediatamente agli occhi di chiunque, è che nel 1930 non esistevano tutti i sofisticati mezzi di diagnosi e le campagne di sensibilizzazione alla diagnosi precoce; pertanto il cancro veniva scoperto tardivamente e così il tempo fra la diagnosi e il decesso era breve, se non brevissimo. Oggi invece, proprio perché la diagnosi avviene in tempi molto più precoci, la morte arriva logicamente più tardi!

Vediamo ora come viene calcolato questo famoso 50%. Esaminiamo il caso del tumore al polmone, che rappresenta da solo circa il 25% delle morti di cancro. In Italia, su circa 40.000 casi l'anno, una mortalità del 50% entro i cinque anni dovrebbe significare circa 20.000 morti; nei fatti i decessi sono circa 36.000 (a meno che i ricercatori usino una matematica diversa da quella dei comuni mortali, la percentuale è del 90%). "E quando una patologia ha una mortalità del 90% è evidente che la cura è inefficace. Si dice e si legge, in alcuni testi, che la chemio avrebbe un certo grado di efficacia in una delle due grandi classi in cui sono divisi i carcinomi polmonari, nel carcinoma a piccole cellule o microcitoma. L'altro, quello a non piccole cellule, è chiaramente non responsivo alla chemio o alla radio terapia.

Se si vanno a vedere gli studi controllati sull'efficacia della terapia medica nel carcinoma a piccole cellule, abbiamo una sopravvivenza del 9 per cento a due anni dalla diagnosi, che però diventa del 4 per cento a cinque anni." Il Giornale - Inchiesta sul cancro n° 9.

"Il 50 per cento di cui parlano gli oncologi non è effettivamente la metà del numero dei malati di tumore, come si è indotti a credere, ma la media delle varie percentuali di "guarigione" dei diversi tipi di cancro. Per capirci, si somma per esempio, l'87 per cento di guarigione del cancro del testicolo con il 10-12 per cento di quella del polmone e si fa la media delle percentuali di guarigione, non calcolando che i malati di carcinoma del testicolo, in Italia, per fortuna sono solo 2.000 l'anno, mentre le persone che si ammalano di tumore al polmone ogni anno sono attorno a 40.000!" Il Giornale - Inchiesta sul cancro n° 1.

Nella realtà ogni 100 persone che si ammalano di cancro, 61 sono destinate a morire entro 5 anni dalla diagnosi.

Vediamo altri metodi matematici per calcolare le percentuale di guarigione, così come sono riportate dal Comunicato Andromeda n. 51 /1998 intitolato L'ARMA CHIMICA. - Quello che non vi hanno mai raccontato della chemioterapia: gli effetti collaterali, il gioco di prestigio delle statistiche, il business.

Ogni dimissione ospedaliera risulta una guarigione "Se una persona viene dimessa dall'ospedale si dice che è in remissione. Quando ritorna viene curata e viene dimessa un'altra volta. Se ogni dimissione viene considerata come un dato positivo, i conti aumentano. E siccome non si può morire più di una volta, se un individuo è stato dimesso 9 volte ed è morto una volta sola si avrà un 90% di guarigione e il 10% di mortalità. La fortuna dei medici è che si muore una volta sola (da un'intervista a Di Bella, gennaio 1998, sullo speciale "Di Bella - La sua cura contro il cancro" in abbonamento con Il Resto del Carlino, Il Giorno, La Nazione).

Solo un periodo limitato di tempo è considerato ai fini della casistica: quello della chemioterapia. I parametri sui quali viene costruita la casistica di sopravvivenza, sono costruiti in base all'efficacia dei farmaci. Per efficacia della chemioterapia si intende la riduzione o la scomparsa della massa neoplastica e la riduzione almeno del 50% delle metastasi eventualmente presenti.

Dopo sei cicli convenzionali di chemioterapia, che dura circa sei mesi, si può ottenere anche la scomparsa della massa neoplastica. Il paziente risulta così "guarito". Se a distanza di altri sei mesi compaiono metastasi, cioè se il tumore riesplode e in modo non controllabile, quella stessa persona figurerà come un nuovo paziente, perché "quello di prima" risulta guarito. Le casistiche non seguono il paziente, ma restano nell'ospedale

Un altro esempio di come si costruisce la casistica è il seguente: un paziente viene dimesso dopo un ciclo di chemio da un ospedale e risulta guarito. A distanza di un anno si presentano delle metastasi: a questo punto, per le più svariate ragioni, non torna a farsi curare nello stesso ospedale, ma in un altro. Risulterà un nuovo caso. Quello precedente ha avuto esito favorevole: è guarito.

Alla luce di questi dati, che valore possono avere le statistiche che ci vengono propinate ogni volta che la "ricerca" batte cassa? Provate a chiedere le statistiche di sopravvivenza a dieci o quindici anni. Non le "mollano" così facilmente. Noi ci abbiamo provato. Le abbiamo chieste anche alla Prof.ssa Silvestrini, illustre ricercatrice all'Istituto Nazionale Tumori di Milano. Contattata per un'intervista, che ci ha rifiutato perché "non si fida dei giornalisti", ci ha negato la possibilità di vederle, dicendo che se si venisse a sapere che "ho dato queste statistiche ad un'associazione che cura con metodi naturali, mi caccerebbero dall'Istituto". Ma i dati sulla salute pubblica non dovrebbero essere pubblici, visto che oltretutto sono il risultato delle ricerche finanziate dai soldi pubblici?

La falsificazione non viene perpetrata solo sulle statistiche, ma anche sulla ricerca vera e propria. Nel 1926 il Prof. J. A. Grib Fibiger vinse il premio Nobel per aver scoperto il bacillo che provoca il cancro: la spinoptera carcinoma. In seguito si scoprì che era soltanto una colossale bufala! (La Mafia Sanitaria ed. ATRA/AG STG)

Quante scoperte o promesse di scoperte di oggi saranno le bufale di domani?

Il quotidiano torinese (La Stampa TuttoScienze, 4-12-1996, pag. 1) parla di "bugie in laboratorio" proprio in merito ad esperimenti su di un gene mutato e presente nel 15% dei casi di leucemia mieloide acuta. Ben cinque articoli "scientifici" a firma di Francis Collins (direttore del National Center for Human Genomic Research di Washington, e che gestisce 244 milioni di dollari della ricerca statunitense) hanno divulgato un clamoroso falso. Certo, si è trovato il colpevole (il capro espiatorio non poteva mancare!), un anonimo studentello che avrebbe manomesso le foto che accompagnavano gli articoli. Strano davvero, visto che il testo era corredato dalle foto e che il luminare avrebbe dovuto accorgersi per tempo della mancanza di correlazione fra quanto scritto e quanto appariva in foto. Ed era così semplice da scoprire quest'inganno, che è bastato un anonimo ricercatore di un giornale scientifico per sollevare un dubbio e scoprire la magagna!

La cosa grave è che da questi testi poi scaturiscono deduzioni, analisi, statistiche, ricerche e, dulcis in fundo, finanziamenti; e diventano la foglia di fico per tutti i medici che non hanno né la volontà, né la possibilità di provare la veridicità di quanto scritto, pur ben conoscendo la realtà di questo habitat scientifico.

CONCLUSIONI FINALI

Se ci avete seguito fino a questo punto, penso che ci sia ben poco da aggiungere alle conclusioni che ogni lettore, autonomamente, potrà trarre. E' ovvio che la ricerca ufficiale sul cancro sia, volendo dare un giudizio freddo e distaccato, totalmente sterile. E' ovvio che esistano persone ed organizzazioni a stretto contatto con il potere che hanno tutto l'interesse affinché le cose rimangano sostanzialmente immutate, speculando sui mali e sulle paure della gente. E' ovvio che tali individui facciano di tutto per tenerci nell'ignoranza sull'argomento.

Vorrei perciò fare alcune riflessioni, per cercare di definire cosa comportano tutte queste "ovvietà". Se negli ultimi vent'anni si fossero applicate su larga scala le scoperte "alternative", è probabile che moltissime persone ammalate di tumore, sarebbero state salvate. Non solo; immaginate se la ricerca alternativa avesse potuto uscire dalla clandestinità ed usufruire di adeguati mezzi economici. Probabilmente oggi disporremmo di cure totalmente efficaci contro il cancro.

I morti per cancro, solo negli ultimi vent'anni, sono valutabili nell'ordine di alcune centinaia di milioni. Se anche solamente il 10% di queste persone fosse deceduto per gli interessi di "qualcuno", ebbene questo "qualcuno" avrebbe commesso una carneficina pari, se non superiore a quelle di criminali quali Hitler o Stalin. Eppure questi "qualcuno" sono onorati, strapagati, ascoltati, vezzeggiati, invitati a simposi ed a trasmissioni televisive.

Le prospettive future, aperte dalle tecniche alternative più avanzate, sono molto, molto promettenti. In questa sede, mi sono limitato a parlare quasi esclusivamente del problema cancro, ma conosco altri ricercatori e ricerche che cambieranno completamente il nostro futuro e non solo nel campo medico. Anche altri settori verranno totalmente rivoluzionati da tecnici e ricercatori "non ufficiali". Un esempio, che da solo è una notizia bomba: esperimenti indicano che è possibile ristabilire le connessioni delle fibre nervose spezzate. Ciò risolverebbe i casi di paraplegia da trauma midollare. Siamo ancora nella fase sperimentale, non applicabile clinicamente, ma è certo che, in laboratorio, si sono già riottenute le connessioni nervose interrotte. Anche in questo caso, come in quello della fusione fredda e di molti altri, la scienza ufficiale TACE!



Sia ben chiara una cosa: IL CANCRO ATTUALMENTE NON E' UN PROBLEMA SCIENTIFICO, E' UN PROBLEMA POLITICO.

Fonte: arpc@aerrepici.org

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"CANCRO: LE CURE PROIBITE"


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