mercoledì 16 settembre 2009


Parte seconda
Le premesse della crisi: banche, usura, schiavitù, illusione e connivenza politica


Quando un governo dipende dai banchieri per il denaro,
questi ultimi, e non i capi del governo, controllano la situazione, dato che la mano che dà è al di sopra della mano che riceve... Il denaro non ha madrepatria e i finanzieri non hanno patriottismo, né decenza:il loro unico obiettivo è il profitto.

Napoleone Bonaparte, 1815



1.
Il fantasma dell'attuale crisi globale, nel suo trito clichè, è l'ennesima secolare partita fittizia che i soliti bari intentano a danno di popoli e governi. L'ennesimo giochetto, perfezionatosi col tempo, che un manipolo di congiurati settari (sempre gli stessi) organizzano sulla pelle delle persone.
E' talmente evidente antico e collaudato che riesce davvero difficile constatare il consenso che l'ignoranza globale ad esso accorda . Ma, direbbe Chamfort, "ci sono scemenze ben presentate come ci sono scemi ben vestiti"... Il che non attenua minimamente la responsabilità di ciascuno visto che l'osservazione tende a biasimare l'incapacità divisante delle menti in generale più che lodare le doti trasformiste degli scemi al potere. Deambulare in un mondo di teleutenti asserviti e narcotizzati dalla marea di scempiaggini quotidianamente iniettate, diviene, per quanto mi riguarda, particolarmente penoso e grottesco. Sembra di aggirarsi tra le corsie di un'unico vasto reparto di terapia intensiva volto a mantenere stabile il livello comatoso dei degenti. Il mondo è un'ospedale. Al suo interno, attraverso amorevoli scrupoli medicamentosi, viene garantito un quadro clinico di cronica assuefazione alle terapie d'ufficio che consenta quel minimo di funzioni vitali a milioni di volontari in perenne sfruttamento sanitario. La mostruosità complessiva dell'inganno, in tutte le manifestazioni specifiche, è talmente palese e tangibile da richiedere un sonno indotto incredibilmente efficiente e continuato per non essere avvertita. Ma richiede altresì una vocazione al sonno, alla sudditanza, alla letargia, difficilmente giustificabili.

Queste ciurme di membra esangui che naufragano su vascelli alla deriva, non vedono che nebbie. E se qualcuno ha la dubbia ventura di sollevare quel velo, raramente sarà stimato o coperto di privilegi; raramente avrà la semplice possibilità di condividere o divulgare certi traguardi (se non a rischio della propria incolumità o in connivenza discrezionale e remunerativa con il sistema medesimo).
Nel Vangelo di Tomaso, non riconosciuto dalle imberbi sacralità ecclesiali, Gesù afferma: “Colui che ha conosciuto il mondo non ha trovato che un cadavere; e colui che ha trovato un cadavere è superiore al mondo” (42, 30).
Superiore, forse. Ma anche solo, come lo gnostico nel mondo. Solo a vegliare cadaveri.
Per questo, ch’io possa dimenticare e tornare nell’oblio. In attessa che ciò si realizzi lancerò ancora qualche appello tra le maglie energetiche di questo grande e fantasmatico vezzo olografico chiamato Universo, nella speranza che le sue generali interconnessioni quantiche favoriscano una latente o remota influenza sulla mente dei degenti planetari.

Come l'universo, il denaro è un'illusione o, per dirla con Kierkegaard, "pura astrazione".
Ma a differenza dell'illusione originaria indagata da tanta filosofia indiana, oltre che da Platone Berkeley Schopenhauer Ighina o David Bohm, la seconda è artificiosa e interessata. Il denaro comunemente inteso non esiste, se non nella vostra mente. La sua convenzione strumentale è solo uno tra gli innumerevoli dogmi instillati nel corso dei secoli: riposa sul vostro sonno. Il sistema monetario viene mantenuto in vita sano (cioè malato) per consentire l'indebita perpetuazione di una truffa secolare basata sul debito e sui fantasmi percettivi dell'insolvenza che ne derivano. Tutto, oggi più che mai, fondato sul nulla. Detto sistema, assiomatico come tutti gli altri allestiti nel tempo, non solo non è l'unico, ma semplicemente è il peggiore.
Da esso deriva la schiavitù occupazionale, fiscale, reddituale, sanitaria, energetica, istituzionale, mentale, istruttiva, educativa, spirituale etc.
Questo nulla chiamato denaro, oltre a controllare ed ovattare le menti per tutto ciò che esso di fatto comporta nelle vostre disastrosissime vite, ingenera continue e svariate paure in una sorta di ubiqua e ramificata creazione ex nihilo. Se non siete beneficiari di questo "nulla" sotto forma di cifre digitali o dell'equivalente in banconote (del valore tipografico di appena 0,30 centesimi cadauna), potete crepare di fame per strada o sotto un ponte. Tanto vale la vostra vita. O meglio: tanto desiderate che valga... E non in nome della "Santa asinità" cinquecentesca, ma dell'empia ed oscena asinità contemporanea.

L'essere umano, se non è debitamente ligio alla schiavitù monetaria del lavoro fondata sul nulla, vale meno di quel pezzo di carta che gli consentirebbe di sopravvivere. Solo di questo in effetti (una volta accettati i dettami del vassallaggio) si tratta: sopravvivere... mangiucchiare... con tutto il senso di instabilità inquietudine frustrazioni e patologie che ne derivano (consapevolmente o meno). La portata globale del panico indotto dall'attuale crisi economica ne è l'enfatizzazione più magniloquente e palese; ed anche più ridicola e grottesca, se non fosse per i biechi intenti sottesi al disegno. La parata d'attendenti camerieri e garzoni sugli schermi è tanto più falsa e simulata quanto più incredibile è la messe di palle divulgate. Mi riferisco in particolar modo ai politicastri, ai ragioneri d'ufficio e ai pennivendoli al soldo. Le banche centrali sono private associazioni a delinquere che emettono moneta senza alcuna copertura in oro o metalli preziosi, creandola letteralmente dal nulla al costo tipografico. E questo solamente per quella minima parte di moneta tangibile in circolazione che costituisce circa il 10% del volume complessivo di transazioni. Il resto sono semplici numeri su schermi contabili, nulla di più. Il denaro viene prestato allo stato (con un tasso di sconto deciso dalle banche stesse) il quale indebita la collettività espropriandola di mezzi dignità e libertà grazie al giogo del lavoro e al conseguente prelievo fiscale volto esclusivamente a ripagare quel debito eterno contratto con la banca e gli enormi interessi che ne derivano. I grassi banchieri nazionali e internazionali si appropriano della vita e del sangue di milioni di persone in tutto il mondo riducendoli in schiavitù con la connivenza dei governi e dei leader politici. Costoro, cedendo la sovranità monetaria alle lobbies massonico-bancarie (che attraverso i loro istituti e la finanza controllano il mondo), hanno deliberatamente espropriato i cittadini di qualunque diritto o libertà in cambio di privilegi personali e garanzie di casta.

In soldoni: per mezzo dei camerieri al potere lo Stato chiede x milioni di euro alla banca centrale privata (che spende 30 centesimi per stampare una banconota senza più l'obbligo della convertibilità in oro) e stampa a sua volta titoli del debito pubblico in contropartita. Il denaro emesso dalle usurocrazie centrali all'atto dell'emissione è gravato di debito a spese della collettività in quanto prestato. La banca carica il costo tipografico almeno del 200% nel momento stesso in cui emette. Di questa carta straccia sorta ex nihilo, lo Stato non deve restituire il valore intrinseco reale (cioè l'irrisorio costo tipografico), ma il valore nominale di facciata più gli interessi applicati. La differenza, ovvero la rendita da Signoraggio, se la mette in tasca il banchiere, unica figura dell'intero processo che, come tutti gli usurai, guadagna senza lavorare.
La classe politica connivente non fa che drenare sangue e risorse al cittadino tramite l'infame prelievo fiscale e la barbara coercizione al sudore della fronte.
Il cittadino è schiavo del suo impiego in quanto base di una truffa secolare. Si può dire che egli fatichi tutta la vita o quasi (spesso con straordinari e doppi impieghi lavorativi) unicamente per arricchire l'elite bancaria al potere. Poche briciole della torta vengono lasciate cadere in suo favore consentendo così l'illusione di un misurato compenso alle proprie fatiche. Ma egli ignora completamente la portata complessiva della torta/affare. In cambio di beni e ricchezza reale prodotti, il lavoratore viene foraggiato con assegni e pezzi di carta dal valore nullo, con accrediti fittizi di qualcosa che non esiste. Chi si sottrae a queste catene o chi, sventuratamente, per natali e latitudini, non ha neanche accesso al giogo del servaggio impiegatizio, è libero... libero di morire di fame. Milioni di cittadini in tutto il mondo sono schiavi inconsapevoli. E la schiavitù, da sempre, rappresenta la componente essenziale dell'economia tradizionalmente intesa. Basti pensare all'antica Grecia o alla civiltà romana. Quella odierna non ha neanche la dignità della consapevolezza o della regolamentazione esplicita.
E se spesso il numero di schiavi, in passato, superava il numero di uomini liberi, oggigiorno la (s)proporzione è mostruosa: poche decine di famiglie ed i loro accoliti al potere contro il resto del mondo ai loro piedi, politici compresi. Come si può pensare che sul nostro pianeta (magari condiviso... ma prevalentemente nostro) l'uomo debba pagare per vivere? Come è possibile che in natura i mammiferi "inferiori" siano liberi di sfamarsi ed attingere a risorse comuni mentre il mammifero dei mammiferi muoia di fame e di sete nelle medesime aree geografiche?



2.
La farsa costituzionale, la sacra inviolabilità dei suoi articoli, fu concepita al solo scopo di promuovere consolidare e rendere accettabile l'inganno sotto mentite spoglie. Difatti per le congreghe al potere simili articoli e principi sono fastidiosi intralci da aggirare con perizia e senza troppi clamori; ma anche utili vessilli da sbandierare ed incensare alla bisogna.
Come potrebbero poi delle alte cariche giurare in segreto e con vincolo di omertà tutt'altri statuti in palese contrasto con quelli pubblici messi a decoro della nostra Repubblica? Come potrebbe il risibile inno nostrano accomunare orgogliosamente tutti gli italiani se fu concepito ed è rivolto a determinati "Fratelli d'Italia" e non al popolo italiano? Come ci si può feticisticamente commuovere davanti lo sventolio di una bandiera prati sangue e monti quando il simbolismo cromatico fu dettato esclusivamente dai colori d'elezione d'una certa potente congrega? Ma questo gli italiani non lo sanno: cantano un inno che non li contempla e baciano una bandiera che non li rappresenta, nella quale avvolgono le spoglie dei figli morti in guerre e stragi, caduti con onore in virtù di quella stessa bandiera...

Detto questo direi che gli statuti bancari sono molto più sacri reali e vincolanti per il cittadino rispetto a qualsivoglia parodia democratica.
Dinanzi al primo articolo della nostra "Carta" (che ha un valore reale e/o simbolico addirittura inferiore a quello delle banconote), chi ha compreso un minimo le reali "politiche" sottese al sistema vigente, non potrà che ridere o imprecare, intentare crimini nei confronti di chi a palazzo puntualmente ne solfeggia l'eco, o, quantomeno, promuovere l'unico impiego possibile che quella "carta" invoca. Tutti lo ricordano a memoria: « L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. » E già ci sarebbe da chiedersi perchè tutti lo ricordino e perchè nulla si sappia delle politiche monetarie vigenti. Tra le sovranità cui allude l'articolo infatti, quella monetaria dovrebbe essere ai primi posti.

Sul fatto che l'italia sia una Repubblica (al di là di false e stucchevoli consuetudini elettive e propagandistiche) ci piove... e molto anche.
In che modo questa res-publica, fittamente controllata e ampiamente pagata (sovvenzionata), appartiene a tutti ? A partire da ciò che in sommo grado dovrebbe costituire patrimonio dell'umanità, libera cosa pubblica, come ad esempio le mirabili opere artistiche e architettoniche del potere (politico militare ecclesiastico), sino agli squallidi loculi domestici di proprietà delle banche, alle strade, all'acqua, agli enti, a tutto ciò che da affittuari schedati e controllati paghiamo all'erario statale (cioè bancario), cosa ci sarebbe in definitiva di nostro, di umanamente e liberamente accessibile? Sarebbe come dire che il popolo di un istituto penitenziario è libero padrone della struttura per il fatto che mangia e deambula al suo interno. La nostra Repubblica (o l'intera Unione Europea) è un super carcere di proporzioni allargate non meno controllato, non meno diretto, non meno asservito; un luogo dove se non hai carta moneta non è possibile sopravvivere. Figuriamoci spostarsi, godere di beni e servizi, avere un tetto, visitare un museo o accedere ad una carica pubblica! Potrebbe forse uno sconosciuto, senza mezzi, magari con l'intento di diffamare pubblicamente la distorsione criminale del sistema, candidarsi (o essere candidato dal duopolio di gelliana memoria) ed avere qualche speranza di riuscita?
Come potrebbe essere libero un essere umano bollato sin dalla nascita con un certificato anagrafico in tutto e per tutto analogo a quello merceologico. Dal momento in cui viene al mondo l'uomo cessa di essere uomo per divenire cittadino/merce a garanzia del sistema. Di fatto è un vivo prodotto di scambio su cui speculare, con tanto di bolla d'accompagnamento identificativa al seguito. Si fa finta di concedere diritti che naturalmente ha e nessuno potrebbe concedere. Si limita in ogni senso la libertà personale con finti codici e guirisdizioni, sanzioni e risvolti penali. Lo si sottopone illegittimamente alla Giustizia ed ai tribunali, ordini istituiti dai propri affiliati e per ciò stesso effettivamente vincolanti solo per gli aderenti all'ordine medesimo. La giustizia esercitata sulle persone fisiche è un altro secolare inganno ordito per limitare e controllare gli individui che non hanno limiti se non quelli dettati dalla propria coscienza e consapevolezza (purtroppo ora corrotta e limitata). Ma Kafka nelle scuole viene "spiegato" altrimenti.


Le elezioni politiche, il servaggio delle istituzioni, come accennato, sono una farsa per chi ancora confida in una croce (la propria) sulla scheda elettorale. I governi non esistono. Sono pura cosmesi e depistaggio di Stato. Il tutto sovvenzionato in maniera più che egregia dal cittadino medesimo in grazia della propria prigionia e in favore delle grandi usurocrazie finanziarie.
"Dare alle banche la possibilità di creare la moneta - ammetteva Sir Josiah Stamp, vecchio governatore della banca d'Inghilterra - è come darsi in schiavitù e pagarsela pure". Che l'accesso alle funzioni pubbliche, a dispetto delle monarchie, non avvenga per ereditarietà o appartenenza dinastica (e non è sempre vero), ma magari per censo potere o associazionismo massonico, non fa alcuna differenza (si parla ovviamente delle sfere più influenti di politica nazionale, non di quelle condominiali dove strepita il garrulo consigliere comunale). Le stesse diversificazioni dei sistemi costituzionali nei vari paesi, sono illusorie, confezionate ad arte. Se manca il controllo popolare della moneta sonante l'asservimento è garantito, indipendentemente dalle note costituzionali flautate a palazzo. Come lapidariamente asserì Mayer Anselm Rothschild (della dinastia omonima da secoli ai vertici della piramide) "Permettetemi di emettere e gestire la moneta di una nazione, e mi infischierò di chi ne fa le leggi".

E' vero che coloro che sono "temporaneamente chiamati" a dirigere questa res-publica non sono proprietari ma servitori. Tuttavia non dello stato o del popolo come dir si voglia; bensì degli alti patronati economici e finanziari che attraverso il sistema bancario governano il pianeta.
Che i cittadini, assorbiti dalla politica dai media e dalle sagre, rimangano nell'ignoranza più assoluta rispetto alla loro posizione (cioè proni e senza guardiaspalle al seguito), è di fondamentale importanza. Se non lo fossero il castello crollerebbe in men che non si dica. Non a caso Henry Ford ebbe a dire: “E' un bene che il popolo non comprenda il funzionamento del nostro sistema bancario e monetario, perché se accadesse credo che scoppierebbe una rivoluzione prima di domani mattina". Quali altri motivi avrebbe avuto per una dichiarazione del genere?

Alla luce di queste considerazioni, sempre occhieggiando l'art. 1 della vostra costituzione, parole come democrazia o sovranità popolare hanno forse una ragion d'essere che esuli dalla mera propaganda o dalla mistificazione rassicurante? L'intero mondo è nelle mani dei perversi disegni di poche famiglie in auge. Di sovrano il popolo non ha nulla; men che mai la fondamentale proprietà della moneta che lo Stato (i governi allestiti) hanno provveduto a demandare a terzi. Il tutto in maniera illecita e incostituzionale, violando, sotto gli occhi di tutti, sia l'art. 1 della loro beneamata costituzione (cedendo la sovranità monetaria a soggetto diverso dallo Stato e per il 95% privato: la Banca D'Italia); sia l'art. 11 (demandando ulteriormente tale sovranità al tempio europeo - sovranazionale ed extraterritoriale - della BCE, centro signorante del potere monetario che non risulta sia uno stato o che risponda a qualche controllo da parte di essi).

Una cosa risponde parzialmente al vero nel sigillo costituzionale: che questo fantasma Repubblicano si fondi sul lavoro. Tuttavia non nell'accezione nobilitante che nei secoli Chiesa e Stato hanno dato ad intendere per comune interesse. Ma nell'accezione degradante di obbligo necessario e necessitante al fine di sopravvivere nel torpore e nell'ignoranza, perpetuando gli interessi di una élite e centralizzandone il potere. Essere cioè il più possibile occupati in impieghi monotoni e frustranti (pena la fame) in totale spregio alla peculiare vocazione umana celebrata per millenni da maestri sapienti e dottrine d'ogni sorta; vocazione debitamente occultata nei secoli dalle religioni ufficiali, dalle scienze ufficiali, dalle storie ufficiali e dalle filosofie di stato. Il posto di lavoro, l'impiego coatto nella catena di montaggio, sono supremi paradigmi funzionali al potere. Non la libera creatività lavorativa, la libera ricerca spirituale, scientifica, artistica o il gurdjieffiano "lavoro su di sé" per una reale comprensione del bagaglio universale che ci anima e accomuna.
"Lo Stato si fonda sulla schiavitù del lavoro. Se il lavoro diventerà libero, lo Stato sarà perduto" ammoniva l'obliato Max Stirner.

Domanda: perchè lo stato invece di stampare titoli non torna a stampare direttamente la moneta in favore dei cittadini evitando così il fantasmatico cappio del debito pubblico? I cittadini sarebbero impiegati sul lavoro per un tempo pari circa ad un quarto delle ore attuali, giusto per consentire qualche servizio a suo beneficio. Viste le premesse a questo excursus, mi concederò il lusso di non rispondere, nell'illusione che la maggiorparte dei lettori intuisca e comprenda al volo le motivazioni che comprendono il quesito. Faccio solo notare che nel 1921, dalle colonne del New York Times, Thomas Edison faceva la stessa riflessione: "Assurdo dire che il nostro paese può emettere $30,000,000 in titoli ma non $30,000,000 in moneta. Entrambe sono promesse di pagamento; ma una promessa ingrassa l'usuraio, l'altra invece aiuta la collettività". Ad essa affianco queste altre parole di James Garfield, 20° presidente degli Stati Uniti : "Chiunque controlli l'ammontare del denaro circolante in un paese e' il padrone assoluto della sua industria e del suo commercio. E quando capisci che l'intero sistema e' facilmente controllato, in un modo o nell'altro, da una ristrettissima élite, non avrai bisogno che qualcuno ti spieghi come nascono i periodi di inflazione e deflazione". Prego il lettore di tenere a mente quest'ultima osservazione per il discorso che svilupperò in seguito. Dovrebbe comunque già essere abbastanza chiaro quanto una banca centrale privata, che di fatto controlla un'intera nazione prestando moneta, possa agire sul tasso di sconto scatenando a piacimento crisi finanziarie dal nulla sul nulla o, se si vuole, sul nulla del nulla. La truffa originaria perpetrata dalle loggie centrali (banche) si consolida e perpetua anche con le banche ordinarie. Quando sottoscrivete un prestito o un mutuo nel vostro istituto di (s)fiducia, non penserete certo che si stampino pezzi di carta o vengano movimentate risorse aurifere. Quello che la banca con grande dispendio lavorativo e di capitale opera è scrivere la somma prestata sul monitor a vostro nome. Denaro inesistente, creato dal nulla, che probabilmente vi impegnerà sino al resto dei vostri giorni.

La banca non presta nulla di proprio e, a ben vedere, non presta nulla. Da quel momento sarete debitori della somma pattuita, più i relativi interessi, per del denaro inesistente ceduto a costo zero. Da quel momento ci si autoproclama finanziatori di se stessi.
Perchè a questo punto non è possibile accreditarsi autonomamente la stessa somma dal computer domestico senza interessi e senza lo spettro dell'insolvenza? Perchè una simile variante di autofinanziamento non troverebbe riscontro legale?

La truffa tuttavia non è solo ab origine, ma consequenziale.

Con il regolamentato meccanismo/truffa della "riserva frazionaria", ogni qual volta depositate una somma sul vostro conto corrente date alla banca il diritto di prestare almeno dieci volte tanto. E dico almeno poichè la truffa si basa sul coefficiente di riserva applicato che può variare dall'1,6% al 12%. Il meccanismo ovviamente è inversamente proporzionale. Più basso è il coefficiente più alta sarà la somma inesistente da elargire. Con il coefficiente al 2% la banca perpetua il miracolo sul deposito per cinquanta volte.
Ogni singola banconota nelle vostre tasche è un debito contratto con qualcun altro su del denaro inesistente. La montagna di debiti che cittadini imprese e stati contraggono nel tempo, non è altro che vento e scrittura contabile. Ancora una volta ad ammonire è il fantasma, l'illusione; un'illusione a cui collettivamente diamo corpo e sostanza nella più cieca credulità. Si pensi al cosiddetto "debito del terzo mondo", sempre prontamente sbandierato e strumentalizzato dai paladini dell'equità e della giustizia sociale. Un enorme giogo fittizio utile per asservire sfruttare sterminare e tenere in scacco intere nazioni. Un'illusione a monte, accettata per ignoranza e servilismo, genera da secoli distruzioni, morte, fame, guerre, genocidi, suicidi... Il debito, per gli stati, non è un "problema" da risolvere come cercano di farvi credere (basterebbe smettere di credere nell'illusione); ma un "sistema" da preservare per mantenere gli assetti soggioganti del potere massonico/bancario in auge.



3.
Come farebbe dunque lo Stato italiano o l'UE a gestire questa crisi economica se non possiede nulla? Non possiede la moneta, e da decenni oramai, con il mito delle privatizzazioni e del liberismo propagandato dal solito potere, non possiede più alcun bene o ricchezza reale. Tutto demandato a società private che, al fondo, ne nascondono di segrete; e, come arguì felicemente Ambrose Bierce, le Società per azioni non sono altro che "un ingegnoso stratagemma per ottenere un profitto individuale senza responsabilità individuale".
Ciononostante il "debitore stato" si accolla il debito del "debitore banca" rendendo un debito inesistente (quello bancario) reale ed esistente per i cittadini coscritti a lavoro. "Debito", tra l'altro, che non potrà mai essere ripianato essendo fisiologicamente concepito per espandersi e ingabbiare. I soldi della nostra coscrizione non fanno che pagare gli interessi sugli interessi degli interessi.

L'invenzione della cosidetta "Finanza" ha provveduto a collaudare gestire ed economizzare ciò che non si ha e che, peggio, non esiste; attività particolarmente care a gruppi quali Banck of America, Marrill Lynch, Bank of New York Mellon, Citigroup, Goldman Sachs, Jp Morgan Chase, Morgan Stanley, State Street e Wells Fargo. Simili fantasmi che architettano le crisi per consolidare potere e capitalizzare profitti sulla pelle di miliardi di individui (esistenti e di là da venire essendo di fatto indebitati sin dalle acque materne), chiedono ed ottengono finanche una solidale distribuzione delle perdite a carico dei cosiddetti contribuenti, i quali, in quanto tali, non si sogneranno mai di rivendicare una solidale redistribuzione dei guadagni. E intanto si lamentano, inveiscono contro i politici, cambiano partito, cambiano sindacato, cambiano tessere, fondano associazioni in difesa del consumato (questa dovrebbe essere la giusta dicitura), organizzano scioperi e strscioni fra transenne manganelli e tute blu, belano avvilenti coretti rivendicativi sotto i palazzi, rovesciano qualche cassonetto, infrangono qualche vetrina, sguazzano sotto gli idranti delle camionette da loro pagate e invocate, sciamano in lacrime sotto i fumi commoventi sparati dai fedeli tutori dell'ordine... e poi, finalmente, stanchi, lacerati, più divisi e sospettosi gli uni degli altri, rincasano nel mirabile loculo dell'ipoteca domestica e, da buoni condomini, sprofondano in poltrona davanti alla TV, abbracciati rinfrancati e coccolati dalla Carrà, dalla Ventura, da Costanzo, da Piero Angela, Santoro e Travaglio.
Non resta dunque che confidare nelle solerti previsioni di Huxley: "Ci sarà in una delle prossime generazioni un metodo farmacologico per far amare alle persone la loro condizione di servi e quindi produrre dittature, come dire, senza lacrime; una sorta di campo di concentramento indolore per intere società in cui le persone saranno private di fatto delle loro libertà, ma ne saranno piuttosto felici".


Il professor Carrol Quigley in un suo libro (Tragedy and Hope) spiega come nei "banchieri internazionali" sia evidente l'intento di "di creare un sistema mondiale di controllo finanziario che sia in mani private e che sia in grado di dominare il sistema politico di ogni paese e l'intera economia mondiale".
Contro questa grande illusione monetaria del sistema debito non si può che opporre un risveglio cosciente generale e una libera affermazione di sé. Per fare questo, di nuovo, è necessario guardarsi dentro, abbandonare ogni dipendenza mediatica, mettere in dubbio (e poi in crisi) l'attuale sistema di valori e il moderno affarismo culturale. In questo senso boicottare l'informazione ufficiale, rispedirla al mittente, disapprendere quanto finora appreso e cercare di informarsi in maniera intelligente su quanto accade alle nostre spalle è di vitale importanza. Non si può continuare stupidamente a ripetere che il debito uccide milioni di bambini in Africa (cosa scientemente voluta e programmata). Non è l'illusione in sé ad uccidere, ma chi architetta ed esporta l'illusione nel mondo. Sono i banchieri sovranazionali che uccidono i bambini creando debito dal nulla (il controllo demografico è una priorità per il controllo in generale).
E' la connivenza politica col sistema a far strage di innocenti. Siamo, in ultima analisi, noi e la nostra ignoranza a consentirlo.


Le guerre sono puntelli fondamentali per la cristallizzazione del sistema e per l'esautorazione di qualsivoglia sovranità particolare. I conflitti sono funzionali all'asservimento economico (e quindi politico sociale culturale e informativo) di un paese, giovano in sommo grado al rafforzamento egemonico del potere elitario.
Le banche creano denaro e alimentano entrambi gli schieramenti in lotta fomentando il terreno di scontro (di nuovo il giogo enorme dei profitti basato sugli interessi). D'altra parte controllano anche le industrie belliche cui gli schieramenti si rivolgono spendendo le ingenti somme prestate. I capitali rientrano in possesso delle banche sia attraverso queste industrie sia attraverso le imposizioni sul prestito originario. Ma ogni debito contratto per distruggere comporta un ulteriore debito per ricostruire. Immaginate ad esempio l'enorme debito che graverà in Iraq dopo la ricostruzione. Ufficialmente potrà ritirarsi fino all'ultimo soldato. Di fatto quello stato (come l'Afghanistan e tanti altri) non ha più alcuna sovranità. E' ingabbiato nella morsa illusoria del debito ed è dunque colonia e reame occidentale, del sistema bancario occidentale, che, tra l'altro, controlla anche il sistema petrolifero.

Ed è proprio il petrolio che negli anni ha sostituito la copertura in oro. Basti pensare all'accordo stipulato tra la FED americana e l'OPEC in virtù del quale i produttori di petrolio avrebbero venduto i loro barili solo in cambio di dollari USA. Ciò per continuare a garantire fiumi di carta straccia accettabile sul mercato e negli scambi internazionali.
Anche un tordo allora capirebbe la natura di certe stragi e attentati e le guerre intraprese in nome della sicurezza mondiale e della prevenzione. E sempre un tordo non potrebbe che ridere di fronte alle solenni balle rammendate da due poveri idioti come Bush o Donald Rumsfeld.
Il tordo sì; i popoli no... evidentemente meno acuti dei tordi e più idioti di Bush e Rumsfeld.


Come sintetizza l’avvocato giornalista Marco della Luna “gli USA da decenni comprano a costo zero mezzo mondo e pagano ovunque “proxy armies” (eserciti che combattono guerre su mandato degli americani ndr) semplicemente stampando un diluvio di pezzi di carta - i dollari - che oggi mantengono il loro valore esclusivamente perché gli USA impongono che il petrolio sia pagato solo in dollari. Lo impongono facendo o minacciando guerra ai paesi petroliferi che cercano di vendere il loro petrolio in cambio di euro o altre valute. Se non ci fosse questa domanda militarmente imposta di dollari USA, questa valuta crollerebbe”.

E tutto questo solo per l'infame acquiescenza della politica (che ne sfrutta i privilegi) e per l'insana stoltezza dei popoli che ad essa dà credito e rappresentanza. D'altro canto opporsi a simili disegni secolari orditi da occulti potentati dinastici in deviata fratellanza universale, significherebbe acquisire prematuramente gli onori cimiteriali in terra consacrata. Significherebbe assurgere ai clamori della cronaca per moventi/motivi totalmente estranei alle reali premesse della dipartita. La morte non sarebbe eroica o pubblicamente riconosciuta per quello che effettivamente è stata; anzi, non sarebbe proprio riconosciuta nella ritualità della sua esecuzione. Né tantomeno servirebbe da esempio per una rivolta o per una presa di coscienza che scuota dal generale torpore. Ufficialmente sarà l'accidentale concorso di cause esterne, frutto del caso, di un incidente o di qualche squilibrato con la pistola pronto ad immolarsi per il gossip della storia ufficiale. Insomma, simili obiezioni ed esposizioni individuali andrebbero solo ad ingrossare le fila di un Lincoln, di un Kennedy o di un Hayder, perlomeno sino a quando il risveglio sarà sporadico e isolato.

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